Torna allo Sferisterio “La traviata” nella celebrata messinscena di Svoboda riallestita con tante novità registiche, coreografiche e nei costumi

Una splendida scena dell’opera La traviata “degli specchi”
Una splendida scena dell’opera La traviata “degli specchi”
di Fabio Brisighelli
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Domenica 25 Luglio 2021, 11:09

MACERATA - Torna questa domenica 25 luglio (ore 21) allo Sferisterio “La traviata” verdiana, nella celebrata messinscena di Josef Svoboda con la regia di Henning Brockaus, ideata nel 1992 (e ripresa poi per sette altre edizioni sino al 2018) e vincitrice del Premio Abbiati della critica musicale nel 1993.

La traviata “degli specchi”, lo spettacolo più rappresentativo e iconico delle produzioni dello Sferisterio degli ultimi trent’anni viene nell’occasione riallestito con novità registiche, coreografiche e nei costumi. Sono previste tre repliche: sabato 31 luglio, domenica 8 e venerdì 13 agosto. I costumi sono di Giancarlo Colis, le coreografie di Valentina Escobar e le luci dello stesso regista Brockaus e di Fabrizio Gobbi. 
Sul podio, alla guida dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, con il Coro “Vincenzo Bellini” e la Banda Salvadei, c’è il direttore italo-cileno Paolo Bortolameolli. Nel ruolo della protagonista figura il soprano Claudia Pavone, applaudita Gilda nel “Rigoletto” del 2019, con il tenore Marco Ciaponi nella parte di Alfredo e il baritono Sergio Vitale in quella di Giorgio Germont. Tra i comprimari, Valeria Tornatore (Flora Bervoix), Estibaliz Martyn (Annina), Marco Puggioni (Gastone), Francesco Auriemma (il Barone Duphol), Stefano Marchisio (il Marchese D’Obigny), Francesco Leone (il Dottor Grenvil). Questa memorabile rappresentazione allestita all’aperto e dunque preparata a soggiacere alla legge della spettacolarità, ha saputo ricondurre quest’ultima a una sorta di intimistica intensità emotiva, proprio perché, pur nel rispetto di una scenografia ampia e dilatata, che bene si inserisce negli spazi oblunghi del contenitore areniano “en plein ciel”, è riuscita a toccare la sensibilità del singolo spettatore con un’interiorizzata mozione degli affetti, specie quando il dramma dei protagonisti si muta in un corale trascinamento della folla all’interno della vicenda in musica.
Resta in tal senso indimenticabile il finale, allorquando l’ultimo riflesso indotto dallo specchio cubitale arriva a fagocitare gradualmente l’intera platea, sicché il dramma di Violetta si fa partecipazione universale, con il pubblico per un istante acquisito alla scena in una sorta di coralità partecipe, muta e sacrale, da tragedia classica.

Come la rivivremo questa volta?

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