Ron con l'Ensemble Symphony Orchestra alla Controra: «Che emozione essere qui, sono uno dei più grandi ammiratori di Musicultura»

Ron, al secolo Rosalino Cellamare
Ron, al secolo Rosalino Cellamare
di Chiara Morini
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Martedì 21 Giugno 2022, 09:40

MACERATA - Cinquant’anni di musica e non sentirli: Ron, al secolo Rosalino Cellamare, protagonista indiscusso della musica d’autore italiana sarà alle 21,15 di oggi, in piazza della Libertà a Macerata, nell’ambito della Controra di Musicultura. Il concerto, che lo vedrà accompagnato dalla Ensemble Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Loprieno, è una delle tappe del suo tour celebrativo “Non abbiam bisogno di parole”. 
Ron, celebrerà le nozze d’oro con la musica, proprio a Musicultura, emozionato?

 
«Tanto. Io sono uno dei più grandi ammiratori di Musicultura, sono pure nel comitato di garanzia, che ha ascoltato le canzoni di questi giovani artisti. Sono molto emozionato, forse dovrei dire moltissimo, io stesso vengo dal mondo dei concorsi: quando ho cominciato non c’erano talent come X Factor o Amici. Partecipavamo ai concorsi per farci conoscere, speravamo che qualcuno ci notasse. Così è stato anche per me, speravo proprio in quello. Sono stato notato da un talent scout, sono arrivato a Sanremo e poi eccomi qua dopo 50 anni di carriera». 
Cosa direbbe ai ragazzi di Musicultura? 
«Andate avanti, non scoraggiatevi. Il festival maceratese poi è un evento che lascia tracce, vivetelo. Ne sa qualcosa, per esempio, La Rappresentante di Lista, divenuta nota proprio a Musicultura, ma ci sono tanti altri nomi, giovani artisti che mostrano il proprio talento e si fanno, appunto, notare».
Niente a che vedere con i talent, quindi?
«Io fino a qualche anno fa non ero proprio propenso per i talent. Poi ci sono giovani talentuosi, che se non vincono almeno si fanno notare, come Enula, lei era nella mia scuola». 
Tornando a Musicultura, come vede il cantautorato oggi?
«Se chiede di noi nati artisticamente molti anni fa, è un momentaccio: il mondo ci considera poco. Ormai però il mondo musicale è dei nuovi artisti, alcuni sono pure davvero molto bravi. Però i discografici lavorano solo con loro». 
Niente proprio? 
«Al momento non ho una casa discografica, e il disco nuovo lo pubblico da solo. Mi faccio conoscere per i live (tra l’altro voglio dire che farei anche solo quelli), come per questo tour che riprende l’album antologico della mia carriera, dal quale eseguirò brani anche a Macerata». 
Difficile scegliere i 67 brani di questa antologia? 
«In alcuni momenti, lo confesso, sono andato proprio in crisi, soprattutto quando scorrendo i brani ne lasciavo indietro alcuni. Ho selezionato, anche per i concerti, i brani che conosce il pubblico e che erano importanti per me». 
Tra i suoi successi, c’è “Vorrei incontrarti fra cent’anni”: importante solo per i fan o anche per lei?
«È importante anche per me. Io e Tosca non pensavamo di vincere a Sanremo quell’anno. Ci siamo andati con leggerezza, abbiamo cantato il brano e durante la settimana la gente ci fermava per farci i complimenti, e dirci che avremmo sicuramente vinto. Non solo non pensavamo che il brano avrebbe vinto, ma nemmeno che avrebbe ottenuto tutti i premi possibili della critica allora presenti. Soprattutto quello per il testo». 
“Non abbiamo bisogno di parole”: brano, album, eppure lei è conosciuto per i testi... 
«Stava per uscire il disco. Il presidente della Warner, la mia casa discografica di allora, disse che mancava un brano commerciale. Sono tornato a casa, arrabbiato, e in poco tempo l’ho composto. Narra di come per l’amore basti uno sguardo, a volte le parole non servono».
Difficile cantare l’amore oggi? 
«Rischi di cadere nel già detto, ma in questo periodo serve e pure tanto».

Non abbandonerà mai la musica? «Spero di non annoiarmi mai a farla, è la cosa che mi tiene in vita».

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