Biondi semifinalista al Premio Fausto Rossano con “Alla fine della nuvola”

La regista jesina Federica Biondi sul set
La regista jesina Federica Biondi sul set
di Giovanni Filosa
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Lunedì 9 Novembre 2020, 07:00

JESI - “Alla fine della nuvola”, il cortometraggio realizzato per il Centro Studi Piero Calamandrei, illuminato produttore di quest’opera che ha coinvolto interlocutori e studenti in tutta Italia, è semifinalista al Premio Fausto Rossano “Per il pieno diritto alla salute”. La regista è Federica Biondi, jesina, giovane emergente nel panorama culturale del nostro Paese. «Abbiamo partecipato - ci racconta - a diversi festival, ottenendo riconoscimenti forse per le tematiche che abbiamo affrontato, che vanno dall’emigrazione alla partecipazione civile e critica, dove c’è un istinto rivoluzionario che serve quando c’è da dare uno scossone. Questo lo debbo a Gianfranco Berti del Calamandrei, che ci ha messo l’anima, la civiltà, la condivisione, la solidarietà. E ha coinvolto tantissimi giovani».
Federica Biondi ha recentemente girato un film, “Vicini”, che è un vero e proprio “corto” ricevendo, finché non è arrivato mister Covid-19, una buona affermazione. Una chicca. «Questo film - sottolinea la regista - affronta un genere che nasce dalla mia esigenza di cominciare a “fare cinema” seriamente, dopo aver cavalcato il documentario. Ho trovato una storia interessante che mi ha fatto immaginare, leggendola, qualcosa di concreto. Mi è sembrato fosse l’ora di affrontare una nuova strada, sia per i temi proposti sia per l’affrontare un confronto psicologico, con una delicatezza particolare nei rapporti interpersonali. È la storia di due coppie, quattro corpi che si incontrano in una casa per condividere spazi, spese e altri eccessi, alcuni molto intimi, timidi, vergognosi eppure traboccanti, incapaci di trattenersi nei confini del pudore. Quattro corpi in balìa dei pieni e dei vuoti della loro mente, dove il dialogo non è trasferimento ma suono sformato e deformante. Quattro personaggi in fuga dalla vita e da ciò che di essa non si è capaci di accettare». 
«Ho messo insieme - aggiunge Federica Biondi - una bella squadra, a partire da Francesca Tilio che aveva scritto il racconto da cui viene tratta la storia del film, una troupe molto folta, ottimi professionisti, gli attori Barbara Ronchi, Fabrizio Ferracane, Fabrizia Sacchi, Francesco La Mantia, produzione di Vittoria Pesante e mia, in collaborazione con 99 Million Colors e Giacomo Frittelli alla fotografia. I quattro attori, straordinari, si sono sentiti parte del concetto - così delicato, difficile anche da tradurre in interpretazione “perfetta” e senza lacune - del poter capire se accettare o meno il mondo che ti circonda. Il cinema ti carica di una responsabilità civile, è anche, ma non solo, divertimento e intrattenimento, è magico, trasmette sensazioni disparate che gli attori hanno proposto con la loro interpretazione. In più c’è la magia del cinema di narrazione. Chi vuole vederlo, lo trova su Rai Cinema Channel».
In pentola cosa bolle? «Stava per uscire il primo novembre un docu film intitolato “Gli anni folli della velocità”, prodotto da Gabriele Odino.

Purtroppo la prima è andata, come tante cose in questi giorni».

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