«Io, dissacratore del teatro»: Luca Ward sbarca con il suo spettacolo “Il talento di essere tutti e nessuno”

«Io, dissacratore del teatro»: Luca Ward sbarca con il suo spettacolo “Il talento di essere tutti e nessuno”
«Io, dissacratore del teatro»: Luca Ward sbarca con il suo spettacolo “Il talento di essere tutti e nessuno”
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Venerdì 2 Febbraio 2024, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 07:23

Attore, conduttore radiofonico, doppiatore e voce di molti attori cinematografici, tra cui Russel Crowe e Hugh Grant, Luca Ward sarà con il suo spettacolo “Il talento di essere tutti e nessuno” domani, sabato 3 febbraio, al Teatro Emiliani di Rapagnano (ore 21,15) e domenica, 4 febbraio, al Teatro Nicola degli Angeli di Montelupone (ore 17).

Luca Ward, quanto aiuta avere “Il talento di essere tutti e nessuno”?

«Ti permette di essere meno impostato a livello accademico e allo stesso tempo è un’arma straordinaria. Da ragazzi ci davano schemi uguali per tutti, ma non era così. I ragazzi hanno sempre avuto un talento straordinario, anche oggi lo vedo. Per quanto mi riguarda da giovane io ero considerato un “dissacrante” del teatro. Quando facevo spettacolo recitavo guardando il pubblico, invece che in aria. Ne sono sempre stato convinto, la quarta parete va eliminata. Se non ci divertiamo noi non si diverte nemmeno il pubblico».

Andava controcorrente, è stato difficile?

«Sempre controcorrente, quando eravamo in giro, stavo sempre insieme ai tecnici, stare con gli attori era più difficile, si conversava meglio con gli altri. Non nego di aver avuto i miei problemi, ma ho sempre messo me stesso in quello che facevo».

Cosa racconta nello spettacolo?

«Racconto un po’ di tutto, facendo partecipare attivamente il pubblico. Nello spettacolo insegno a fare i cattivi per finta. Il ruolo del cattivo è il più difficile, perché bisogna farsi amare e odiare allo stesso tempo. Forse solo i veri buoni, come per esempio Hopkins, sono in grado di fare i cattivi».

Il doppiaggio che le ha dato più soddisfazioni?

«Ho doppiato film cult, come 007 o Pulp Fiction, Il gladiatore, Il corvo.

Potrei dire tutti, ma potrei anche dire nessuno. Di certo il gladiatore, un grande successo, avrà un omaggio nel finale dello spettacolo».

Cosa serve per essere un buon doppiatore?

«Essere attori, aver calcato i palchi. Ci sono tanti doppiatori che tecnicamente sono perfetti, ma non interpretano. Dico sempre ai giovani di fare teatro, serve, prendiamo per esempio Pannofino: è in grado di fare tanto Denzel Washington quanto Tom Hanks».

Il doppiaggio più difficile per lei?

«Il più difficile per me è Hugh Grant, ha una mimica facciale assurda. Ma mi diverto a farlo».

In genere si doppiano sempre gli stessi personaggi?

«Sì è meglio, perché poi quando si cambia voce il pubblico non li riconosce, sembra quasi che sia cambiato l’attore. Poi è chiaro che anche la nostra voce, con il passare degli anni, cambia e quindi è un po’ diversa. E menomale che si trasforma, perché se non fosse stato così io non avrei potuto fare Russel Crowe».

A cosa sta lavorando in questo periodo?

«A due film con Russel Crowe che usciranno sulle piattaforme, poi a un doppiaggio di Keanu Reeves e Hugh Grant. Quando mi cercano onoro sempre i “miei” attori, perché loro hanno scelto la mia voce: Russel Crowe mi ha scelto, Hugh Grant in “4 matrimoni e un funerale”. Comunque devo molto ai direttori del doppiaggio, Locchi, Izzo e tanti altri».

Voi doppiatori temete l’intelligenza artificiale?

«L’intelligenza artificiale può doppiare, ma non c’è cuore. Molti colleghi sono preoccupati, io no, perché credo che l’essere umano, proprio per il sentimento e l’interpretazione, possa fare meglio».

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