Il think tank
«Sarà un think tank nel corso del quale gli studiosi potranno interrompere il concerto, analizzare le musiche appena suonate e interrogare i musicisti al fine di analizzare la creatività nel suo svolgersi», spiega Caporaletti. Gli atti del convegno scientifico verranno poi pubblicati sul web per essere sottoposti ad una ulteriore analisi da parte di altri esperti. Caporaletti teorizza le musiche audiotattili «quelle in cui da parte dei musicisti prevale una modalità cognitiva/formativa che chiamo, con un neologismo, audiotattile» spiega lo stesso docente. Per questo l’etichetta di jazz non è applicabile coerentemente al panorama musicale contemporaneo. «L’arrivo del rock, del pop e di altri generi musicali ha contaminato il jazz così come era identificato nei primi anni del ‘900», spiega ancora Caporaletti.
L’analisi
Al conservatorio di Fermo gli esperti analizzeranno le musiche prodotte dal trio formato dal pianista Enrico Pieranunzi, dal batterista francese André Ceccarelli e dal contrabbassista danese Thomas Fonnesbaek.
Lo spartiacque
E parlando del fatto che il pubblico del jazz ha un’età media sempre più alta, il professore e pianista romano ne spiega il perché: «I Beatles sono lo spartiacque. Hanno prodotto una musica che non solo tutti potevano ascoltare ma che tutti potevano suonare. Sono nate le cover band. Ed è nato un fenomeno di identificazione impossibile replicare col jazz. Un fenomeno che oggi, a causa dei social, del palinsesto radiotelevisivo e della scuola, coinvolge tutti e in misura maggiore. E credo che non si tornerà più indietro. Anzi, l’intelligenza artificiale rischia di assestare il colpo finale» chiosa Pieranunzi.