Carla Fracci, i ricordi delle Marche: «Quella volta che rischiò di perdere una borsa di gioielli»

Carla Fracci ha lasciato un ricordo indelebile anche nelle Marche
Carla Fracci ha lasciato un ricordo indelebile anche nelle Marche
di Giulia Sancricca
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Venerdì 28 Maggio 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 01:39

ANCONA - Le Marche piangono Carla Fracci, nella terra che l’ha conosciuta prima come étoile e poi come donna. La Divina, scomparsa ieri a 84 anni anni, ha lasciato il segno indelebile del suo talento e della sua gentilezza in tutta la regione. Sono tanti i segni che ha lasciato. Ad Ascoli dove partecipò alle feste agostane di Sant’Emidio nei primi anni Sessanta, a Macerata e Jesi dove allo Sferisterio e al Pergolesi prese parte a trionfali stagioni liriche, in una serie di appuntamenti dove ha sempre portato in alto la ragione della sua vita: la danza.

 
Il lago dei cigni
Nel 1983 quando, insieme a George Iancu, incantò il pubblico dello Sferisterio con “Il lago dei cigni”.

Al termine del debutto rientrava nella sua stanza di Villa Quiete a Montecassiano, la struttura che sarebbe diventata il suo “posto del cuore” tanto da volerci tornare nel 2017, in occasione di MacerataDanza. Nel 2010, invece, il Lions Club Civitanova Cluana le conferì il riconoscimento di “Donna dell’anno” al teatro Cecchetti. Pare difficile raccontare il mito celato dietro ad una figura che, per il suo essere, sembrava a volte appartenere ad un altro mondo, tanta era la bellezza che riusciva a creare. Ed è per questo che allora è più semplice riportarla donna. Colei che nel 2017 si emoziona davanti all’album dei ricordi di Villa Quiete, rispolverato dall’attuale titolare Emilia Torresi, per mostrarle la dedica che 34 anni prima aveva lasciato all’hotel. Perché se oggi il mondo la ricorda per i passi che è riuscita a trasformare in emozione, anche lei stessa evidentemente, percepiva la grandezza di ciò che aveva lasciato sui palcoscenici del mondo, ma con umiltà.


L’emozione
Emilia Torresi apre così lo scrigno dei ricordi e si lascia andare nel racconto: «La scuola di danza di Paolo Londi, a Macerata aveva organizzato uno stage di qualche giorno - dice - per il quale arrivarono giovani ballerine da ogni parte del mondo. Per l’ultima lezione era attesa Carla Fracci, ma confermò solo all’ultimo momento la sua presenza». . «Inizialmente non doveva alloggiare nel nostro hotel - prosegue - ma Londi mi chiamò in serata chiedendomi di trovarle una stanza, perché lei voleva venire da noi. Si ricordava di quando era venuta nel 1983 e voleva rivivere quei momenti. Quando arrivò, insieme a suo marito (Beppe Menegatti ndr), era molto stanca e mi chiese di proteggerla dai tanti che avrebbero voluto parlarle».

Ma c’è una cosa che la Musa fece sopra le sue forze: incontrare le giovani ballerine che avevano appena finito di cenare e che l’indomani avrebbero seguito la sua lezione: «Non dimenticherò mai - dice Emilia Torresi - le lacrime delle bambine quando la videro». I giorni trascorsi a Villa Quiete rappresentarono per l’étoile un momento di riposo dalle sue continue trasferte. Lei, che aveva mostrato al mondo la bellezza contenuta nella semplicità, aveva forse ritrovato quella stessa caratteristica nelle Marche.

«Apprezzò molto la marmellata di cipolle di nostra produzione - prosegue l’albergatrice - tanto che gliene regalammo diversi barattoli. Ma prima di andarsene accadde una cosa di cui ancora oggi sorridiamo. Decidemmo di scattarci una foto tutti insieme. Volle venire anche un giovane che aiutava in cucina. A lui la Fracci consegnò la sua borsa chiedendogli di non lasciarla mai. Preso dall’emozione per la foto, il ragazzo la posò nell’atrio e la borsa rimase lì anche quando l’artista andò via. Andai ad aprirla, non sapendo di chi fosse, e scoprii che era piena di gioielli. Chiamammo subito l’autista - racconta - e ci confermò che appartenesse alla Fracci. È in quel momento che, presa dall’ansia, chiesi al giovane “colpevole”, neopatentato, di raggiungerla a Siena, dove era diretta. Andò tutto bene, ma fu un grande spavento».

Infine il ricordo che può custodire solo chi l’ha conosciuta, ma che sembra farsi vivo anche nel pubblico che la piange: «Aveva un “grazie” per ogni cosa. Non parlava molto, ma la sua gentilezza arrivava dai piccoli gesti. Mi regalò un mazzo di ortensie azzurre per ringraziarmi di averle permesso di restare in disparte in hotel. Quel mazzo di fiori è ancora con me - conclude - . L’ho fatto essiccare perché racchiude in sé tutto il suo essere grande».

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