«L’avventura di Manù e Michè». Simone Guerro in scena domani al Pergolesi di Jesi con “Il Principe che sarà”

«L’avventura di Manù e Michè». Simone Guerro in scena domani al Pergolesi di Jesi con “Il Principe che sarà”
«L’avventura di Manù e Michè». ​Simone Guerro in scena domani al Pergolesi di Jesi con “Il Principe che sarà”
di Giovanni Filosa
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Martedì 13 Febbraio 2024, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 13:19

Nessun dubbio. Simone Guerro - attore, scrittore, regista, direttore artistico e anima del “Teatro giovani Teatro Pirata”, che vedremo al Pergolesi di Jesi, domani, mercoledì 14 febbraio in “Il Principe che sarà, storia di padri, figli e misteri” - non pensa di mollare e lasciare il suo passato ventennale (dedicato a crescere insieme ai bambini, ai giovani, ad insegnare teatro ai diversamente abili) e ritirarsi sull’Aventino del Teatro cosiddetto adulto. Domani, alle 21, sarà in scena all’interno della stagione di prosa istituzionale, perché gli piace esplorare altre pagine, interpretarle, farle vivere sera dopo sera, l’una diversa dall’altra, a tutti gli spettatori, al di là degli schemi dettati dall’età.

Al di là degli schemi

«Questo lavoro è una grande avventura - ci racconta - è il ritratto di una amicizia contraddittoria, ma coinvolgente.

Due ragazzini vivono nella Grande Città, bella, seducente, sudicia, fra ingiustizia e violenza. Uno è il figlio di un principe ricco e potentissimo, l’altro è un umile servo di palazzo. A legarli indissolubilmente, l’essersi nutriti dello stesso latte, perché la balia del piccolo principe Emanuele è la madre di Michele, il servo. Ma sono abituati a fare tutto insieme, da ricco capriccioso e arrogante l’uno, da povero che può solo obbedire l’altro. Insieme sono una forza della natura, sono Manù e Michè». Il romanzo da cui è tratta la pièce è di Francesco Niccolini, drammaturgo e sceneggiatore, autore di testi teatrali per alcuni dei più importanti attori italiani, tra cui Marco Paolini, Alessio Boni, la regia è di Tonio De Nitto, le musiche sono di Paolo Coletta, scene e costumi di Iole Cilento, luci di Silvia Barchiesi. L’opera è costruita intorno alle vicende di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, personaggio cinquecentesco che rivoluzionò il concetto di musica sperimentando, con componimenti musicali polifonici, i madrigali, ma allo stesso tempo si macchiò di un terribile delitto d’onore. «Sarò da solo in scena, affronterò varie situazioni e altrettanti personaggi, come il Principe, Gesualdo stesso, racchiuso in una specie di astronave, che parla poco ma scrive musica, suona, compone i madrigali, canta, poi il figlio Emanuele, tutto d’un pezzo, glaciale. È un testo pieno di scoperte preziose come le stelle, il bosco, l’amore, l’invisibile. Capita spesso che il pubblico pensi che la maggior parte di quello che viene raccontato e messo in scena sia solo finzione. I fatti che avvengono nello svilupparsi della nostra storia, invece, sono tutti reali. Ne trasse ispirazione persino Franco Battiato, quando scrisse il brano “Gesualdo da Venosa”, in cui canta dei “madrigali di Gesualdo, principe di Venosa, musicista assassino della sposa”».

La ricerca sul palco

Guerro resta comunque legato alla sua ricerca tra pedagogia e drammaturgia, per bambini e non solo, conducendo, in tale contesto, un laboratorio teatrale per ragazzi affetti da disabilità psicofisiche, con i quali ogni anno porta in scena una performance originale. Lo spettacolo “Voglio la luna”, ad esempio, una produzione Teatro Giovani Teatro Pirata con l’attore anconetano Fabio Spadoni, ideato insieme a Lucia Palozzi, gira ancora oggi per teatri, con un centinaio di repliche al suo attivo, ottenendo riconoscimenti per gli straordinari risultati raggiunti. «No, questa è un’altra avventura, anche se non mi allontanerò dalle emozioni e dall’adrenalina che scaturiscono e si tramutano in una esplosione di emozioni quando vedi i tuoi allievi, sia i piccoli che i diversamente abili, entrare in sintonia con te, quando capiscono quel messaggio di vita che trasmette il Teatro».

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