Brachetti presenta il suo ultimo show
"Solo" sarà alla Fenice di Senigallia

Arturo Brachetti
Arturo Brachetti
di Stefano Fabrizi
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 12:40
SENIGALLIA  - Arturo Brachetti sarà al teatro (ore 21) La Fenice di Senigallia venerdì 10  e sabato 11 febbraio con “Solo”. Uno spettacolo che sta ottenendo sold out ovunque.

Meglio “Solo” che male accompagnati?
«Ma no. Non è in quel senso. Solo nel significato di assolo, come se fossi un musicista che suona il suo strumento mentre il resto dell’orchestra è ferma».

In cosa consiste lo show?
«Sul palcoscenico io, un cameraman e una casetta in miniatura con sette stanze da dove entro ed esco. Ogni locale rappresenta un momento della vita. Si inizia con l’infanzia caratterizzata dalle favole, poi la magia, le 4 stagioni, la musica e così via: e su ognuna un concentrato di personaggi da Cappuccetto Rosso a Mago Merlino, da Pavarotti a Elvis Presley, oppure un’intera famiglia. In totale porto in scena 50 nuovi personaggi su 450 che ho nel repertorio. Inoltre, ci sarà i disegni fatti con la sabbia e l’uso del laser. Immancabili le ombre cinesi».

Ma se volesse descrivere con poche parole il suo nuovo show.
«Un varietà magico surrealista».

Ogni suo spettacolo ha un fascino decisamente onirico. Sono visioni a occhi aperti che trasporta sul palco o c’è una parte di sogni notturni?
«I sogni notturni no. I mie sono angoscianti con tanto sangue e situazioni da incubo. Porto in scena le mie fantasie infantili. Fantasie contagiose, difatti il pubblico si riconosce e sogna insieme a me».

Lei si ispira a Fregoli, ma mi vengono in mente i film di Georges Méliès (padre del cinema dopo i Lumiere), qualche ispirazione?
«Una ispirazione di base del mio lavoro c’è sicuramente. Ho avuto modo di conoscere le nipoti del grande Méliès che mi hanno chiesto di fare uno spettacolo su di lui. Un bellissimo film che racconta la storia di Méliès è quello di Martin Scorzese, “Hugo Cabret”».

Il primo personaggio che ha portato sul palco.
«A 11 anni ero in seminario e ho fatto amicizia con un prete che faceva l’illusionista. Mi sono appassionato e a 13 anni ho presentato il mio primo personaggio: una strega».

La trasformazione più difficile.
«Ce ne sono alcune particolarmente articolate, ma non sempre sono quelle che poi attirano l’attenzione del pubblico».

Lei è lo showman dei record. Quale sarà il suo prossimo obiettivo.
«Nel mio campo li ho battuti tutti e non vedo chi possa insidiarmi. Ma se dovessi mettermi la carota davanti al muso mi piacerebbe esibirmi a New York. L’America l’ho fatta in lungo e in largo ma la Grande Mela mi manca».

Lei che ha girato tutto il mondo, dove ritornerebbe volentieri, escluso Italia e Francia?
«Il Belgio, gli spettatori sono molto simili agli italiani. Poi la Svizzera».

E in ogni paese lo stesso spettacolo?
«No. Occorre informarsi prima sugli usi e costumi. In Corea, per esempio, non si può mostrare la lingua: vietato far vedere organi interni».

Quante valige deve portare e quante persone lavorano nel dietro le quinte?
«Valige pesanti: due semirimorchi e 13 persone. Livello tecnico molto alto. Siamo una piccola azienda».

Praticamente una vita sul palcoscenico e sotto i riflettori, eppure lei è uno dei pochi che poco si sa della sua vita privata: come fa?
«Mi aiuta il fatto di non essere un sex symbol (sorride ndr). Faccio una vita morigerata. Non partecipo agli eventi mondani. Anche perché difficilmente mi interessano. E non alimento il gossip: et voilà le jeux sont fait».

Compare nell’ultimo video di Raphael Gualazzi “Lotta Things”. Come è nata questa collaborazione?
«È lui che mi ha cercato. La sua canzone parla della frenesia della vita moderna e delle cose che vorremmo avere e di chi vorremmo essere: una accusa al consumismo. Mi è molto piaciuto. Raphael poi mi assomiglia caratterialmente: in privato è molto riservato, poi sul paco si trasforma. Ho visto un suo concerto ed è incredibile».

In vista qualche regia per Aldo, Giovanni e Giacomo.
«No. Mi hanno proposto però una regia per un’opera lirica. Ci sto pensando».

Le sue esperienze nelle Marche.
«Le Marche sono associate al mangiar sano e bene. Ho bellissimi ricordi con la Compagnia della Rancia e Saverio Marconi. Conosco bene Tolentino e tutta la zona limitrofa. Le Marche hanno il pregio del calore del sud e lo spirito organizzativo del nord. Il mio assistente è di Ancona».
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