Arturo Brachetti ritorna con "Solo" al Ventidio Basso di Ascoli: «Video mapping, laser e 65 personaggi»

Arturo Brachetti ritorna con "Solo" al Ventidio Basso di Ascoli: «Video mapping, laser e 65 personaggi»
Arturo Brachetti ritorna con "Solo" al Ventidio Basso di Ascoli: «Video mapping, laser e 65 personaggi»
di Chiara Morini
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Venerdì 13 Gennaio 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 08:10

È nel Guinness dei primati come trasformista più veloce del mondo, due secondi per un cambio di abito, e da decenni fa sognare con i suoi spettacoli: Arturo Brachetti, in questi giorni ad Ascoli Piceno per il riallestimento di “Solo” calcherà il palco del teatro Ventidio Basso. Lo spettacolo, voluto da Comune e Amat, è in programma domani, alle ore 20,30, e domenica 15 gennaio alle 17,30 (info: 0736 298770).
Arturo Brachetti, quanto velocemente le sono trascorsi questi oltre 40 anni di carriera?
«Velocemente. È stato come fare un lungo giro di montagne russe, con alti e bassi. Ci sono anche quelli: pure quando vinci poi torni sulla Terra. Comunque rifarei tutto, forse perdendo meno tempo». 
Come sarà?
«I nuovi personaggi di “Solo” c’erano già nella nuova versione post Covid, ho aggiunto per esempio il personaggio della Casa di Carta, che ha sopperito a Breaking Bad, poi lancerò al pubblico dei biglietti da 55 euro che gli spettatori gradiscono e su cui poi chiedono l’autografo».
In “Solo” c’è tutta la sua arte, quale preferisce di più?
«Rispondo tutte! Ho iniziato con le trasformazioni nel 1979, quando ero l’unico a farle. Poi ora che ce ne sono altri, resto comunque da solo a fare uno spettacolo intero di lunga durata con queste cose. In totale ho in archivio 450 personaggi, alcuni dei quali non faccio più. In “Solo” ci saranno 65 personaggi, disegni sulla sabbia, video mapping, giochi laser. I disegni sulla sabbia si prestano a tutto, sono un mezzo anche più economico dei costumi».
Due secondi il cambio più veloce, e quello più lento?
«Fino a dieci anni fa ero in scena e facevo più personaggi indossando lo stesso abito in modo diverso, cambiandogli funzione. Così facevo 7 personaggi in 10 minuti. Oggi non lo faccio più».
Lei aveva il sogno di essere Papa o regista, come è finito a fare il trasformista?
«Avevo 11 anni quando ero a studiare in seminario. C’era un prete che faceva giochi di prestigio, io ero assistente nei suoi spettacoli, giravamo per i collegi. Questo prete un giorno mi ha regalato “Fregoli racconta Fregoli”, ho cercato anche di trovare qualcosa dei suoi segreti ma non si trovava più nulla. Così ho iniziato a realizzare i primi vestiti, me li cuciva mia madre, e poi nel 1979 ho fatto il primo numero, erano 6 personaggi non in cerca di autore, ma di produttore, in Francia mi dissero che ero l’unico, e quindi eccomi qua».
Sta facendo questo riallestimento nelle Marche, quanto le ha dato la nostra regione?
«Intanto posso dire cosa ci sta dando in questi giorni, siamo coccolati da morire, Ascoli è da cartolina, il teatro è stupendo. Si mangia molto bene, ma purtroppo sono a dieta. Le Marche sono una regione operosa, piena di artigiani che non ti fanno aspettare. Si sta bene, ci sono sempre stato bene. L’Italia si salva nella provincia, ancora libera da violenze sociali, intendo la provincia che piace molto agli stranieri».
Cosa ricorda di Saverio Marconi e della Compagnia della Rancia?
«Stimo ancora molto Marconi, lui mi spinse verso il mondo del musical quando ero ancora solo un trasformista e facevo one man show. Facemmo Fregoli, e per il musical successivo io sono stato ospite da lui per una settimana di brainstorming. Dalla finestra vedevo la collina di Tolentino (e ricordo anche la nebbia). Marconi mi infilava sotto la porta un foglio bianco dove scriveva “Fellini” o altri, e io dovevo inventare un numero. Ne ridevamo, ma funzionava tutto a meraviglia».
Un saluto al pubblico ascolano e marchigiano?
«Un abbraccio, siete tutta gente meravigliosa, come le tre signore di Ascoli che mi hanno incontrato e si sono ricordate di quando mi avevano visto agli Arcimboldi, 15 anni fa».

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