«Ecco la mia casa dei ricordi». Arturo Brachetti da oggi a domenica sul palco del Rossini di Pesaro con “Solo”

«Ecco la mia casa dei ricordi». Arturo Brachetti da oggi a domenica sul palco del Rossini di Pesaro con “Solo”
«Ecco la mia casa dei ricordi». Arturo Brachetti da oggi a domenica sul palco del Rossini di Pesaro con “Solo”
di Saverio Spadavecchia
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Giovedì 11 Aprile 2024, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 07:14

Da oggi e fino a domenica 14 aprile Arturo Brachetti arriva in scena al teatro Rossini per la stagione di Pesaro, promossa da Comune e Amat, con il contributo di Regione Marche e MiC. L’artista presenta “Solo. The Legend of quick-change”, un vero e proprio assolo con al centro il trasformismo che lo ha reso celebre e acclamato in tutto il mondo. Nello spettacolo in scena al Rossini, Brachetti aprirà le porte della sua casa fatta di ricordi e fantasie. Nel viaggio da una stanza all’altra racconterà la storia che vi è contenuta e che prenderà vita sul palcoscenico, dall’infanzia all’età adulta. Casa e stanze con sfumature del suo e del nostro essere, con oggetti della quotidianità che prenderanno vita. Inizio spettacoli: giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 19, domenica ore 17.

 
Nello spettacolo ci saranno oltre 60 nuovi personaggi, che tipo di ricerca deve mettere in atto per trovare sempre qualcosa che possa coinvolgere lei ed il suo pubblico?
«“Solo” è uno spettacolo che ormai esiste da 7 anni, uno spettacolo che viaggia sulle 500 repliche. Posso diventare Aladino, Shrek o un personaggio di una serie televisiva come magari il dottor Spock di Star Trek. Ci sono poi sorprese, una ogni 20 secondi. Un ritmo serrato accompagnato da ombre cinesi, segni sulla sabbia, luci laser e videomapping. Uno spettacolo che cambia continuamente, che emoziona».


Aprire la sua “casa dei ricordi” di fronte ad un pubblico, una scelta di condivisione dei sentimenti per così dire?
«L’idea della casa dei ricordi, una casa di bambola, dove io apro ogni stanza e ritrovo quella che è la casa della mia vita.

Ogni stanza è un tema che mi permette di fare delle trasformazioni e gli spettatori alla fine dei 90 minuti si rendono conto di aver incontrato un Peter Pan di 15 anni nel corpo di un uomo di 67 anni. Per me è un ritorno all’infanzia dove si crea empatia con il pubblico perché ognuno di noi vuole tornare indietro nel tempo. È un viaggio emotivo che alla fine dello spettacolo porta alla commozione».


C’è a volte il rischio di non trovare più sé stessi cambiandosi continuamente?
«No, non credo perché i cambiamenti al massimo durano un minuto, non c’è tempo di calarsi appieno nel personaggio. In una serata puoi trasformarti in qualsiasi cosa, buono, cattivo, uomo, donna o bambino. È un gioco dove non senti il pericolo del personaggio, sembra quasi di essere all’esterno ed il personaggio più difficile da fare sono proprio io, come per tutti. Da un certo punto di vista sono il marionettista di tutti i miei personaggi».


Dopo tanti anni di carriera, successi e riconoscimento mondiale, cosa cerca di nuovo nella vita artistica Arturo Brachetti?
«Questo inverno ho partecipato al musical “Cabaret”, non avevo mai cantato prima nella mia vita. Ho preso lezioni e mi sono chiesto: “Perché non l’ho fatto prima?”. Poi ho preso parte a due opere liriche lo scorso anno, il “Barbiere di Siviglia” e “La figlia del reggimento” di Donizetti. Imparo sempre cose nuove, una cosa appagante. “Solo” verrà tradotto in spagnolo e inglese, quindi una sfida continua. Se non c’è viaggio non c’è vita, ed è questa la cosa appagante.

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