«Andrò indietro di 35 anni». Il comico romano Battista in “Ai miei tempi non era così” venerdì alle Muse di Ancona

«Andrò indietro di 35 anni». Il comico romano Battista in “Ai miei tempi non era così” venerdì alle Muse di Ancona
«Andrò indietro di 35 anni». Il comico romano Battista in “Ai miei tempi non era così” venerdì alle Muse di Ancona
di Chiara Morini
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Martedì 16 Gennaio 2024, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 11:26

La comicità autentica, quasi verace, di Maurizio Battista sarà protagonista in “Ai miei tempi non era così” venerdì, 19 gennaio, alle ore 21 al Teatro delle Muse di Ancona.

Maurizio Battista, che spettacolo sarà?

«Racconterò andando indietro di 30-35 anni, facendo dei paralleli in chiave ironica. Mi servirò di foto, che proietterò, di oggetti, ci sarà musica. E come dicevo farò un parallelo con il periodo in cui si stava bene. Sarà uno spettacolo molto interattivo, la gente, il pubblico è parte integrante dello spettacolo. Faccio sentire gli spettatori a loro agio, questa è la mia “cifra”, non so come spiegarlo, è come se fosse una chiacchierata durante una cena tra amici. Ma ripeto sarà una serata in cui staremo tutti insieme, ci si divertirà».

Quanto durerà lo spettacolo?

«Anche tre ore, in grazia di Dio.

All’inizio esordisco dicendo che parlo dei “Migliori anni della nostra vita”: ma poi quali sono? Questi? No, quelli in cui eravamo più giovani, adesso siamo in viaggio nei peggiori anni della nostra vita».

Citando il titolo, cosa non era così al suo tempo?

«Per esempio, io ho 66 anni, già tra il mio periodo e vent’anni dopo c’era una differenza abissale: la gente era meno pretestuosa, le persone più solidali tra loro, in 20 anni già erano diventati tutti più egoisti, superbi. Poi ci sono i giovani di oggi: a questi ragazzi abbiamo tolto la voglia di lavorare. Ma non possiamo lamentarci se non lavorano: vuol dire che abbiamo seminato male».

Ad Ancona cosa ci sarà?

«Quello che ho detto, noi siamo della gente (io sono così) perbene e a tutti parlo con semplicità, senza alcuna sovrastruttura. Lo farò chiaramente ad Ancona e pure venerdì, come sempre, non ci saranno quinte pareti».

Tre ore di spettacolo, ma quanto si riderà?

«Quanto? Tanto, saranno tre ore di risate quasi senza prendere fiato. Sarà divertente per il pubblico, e anche molto bello per me. La maggior parte della mia felicità lavorativa arriva dagli spettatori, quelli live, perché dal vivo è molto meglio che in tv».

Quali sono i requisiti, quindi, del buon comico?

«Un comico per essere bravo deve essere innanzitutto di età avanzata, almeno sulla quarantina. Poi deve anche aver sofferto, altrimenti rimane uno qualunque che racconta cose stupide. Il comico vero lo si distingue perché fa confidenze».

Ritiene che i social abbiano rovinato la comicità?

«Rovinata? Non so, diciamo che se ne vedono di bravi comici, anche in grado di fare la differenza. Ci vuole però tanto talento, ovviamente, condito con tanta umiltà. Ecco io prima le parlavo di confidenze: un vero comico è quasi un confessore, racconta, stando insieme al suo pubblico».

Il pubblico le ha dato tanto, ma quanto le ha dato, in particolare, quello marchigiano?

«La storia, per me, è Grottammare, con il festival del cabaret. Il pubblico delle Marche mi fa sentire come a casa, nelle Marche c’è una bella realtà di comicità, anche con talenti bravi. Ma comunque devo dire che mi piace ovunque mi trovo ad andare e mi sento sempre a casa. Si vede che ho seminato bene».

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