ANCONA - Seduta al dehors sul viale, la signora si volta di scatto, posando la tazzina, ed esclama: «Rosanna Vaudetti! L’ho riconosciuta dalla voce, sa». Dal tavolino accanto, lei sorride, di quel suo sorriso ineffabile, e le stringe la mano. Non c’è chi non riconosca la Signorina Buonasera, che ha lasciato Ancona, per diventare uno dei volti, e delle voci, più indimenticabili della televisione italiana.
La prova generale
«Era l’estate del ‘60, e mi preparavo alla prova generale di “Sogno di una notte di mezza estate”, per l’inaugurazione del Teatro Sperimentale, quando mi arrivò dalla Rai la convocazione al corso di presentatrice. Ho passato i mesi estivi a Firenze». Quella commedia di Shakespeare è stata l’ultima della sua carriera di attrice amatoriale, al seguito di Lirio Arena. «E una delle mie pochissime estati non trascorse nella mia città. Un’altra, quando per un programma sugli animali, sono andata in Toscana a imparare a montare a cavallo». Ma quella davvero memorabile risale a cinquant’anni fa, nel ‘72, quando fu lanciata la tivù a colori in Italia. Seduta al bar, con un bicchiere d’acqua davanti - «eviterei il caffè» - Rosanna rievoca quella stagione/spartiacque. «A giugno, stavo per venire ad Ancona con la famiglia. Uno dei miei figli aveva la febbre, mio marito e io decidemmo di temporeggiare. Poi, la notte, la notizia del sisma».
Un’estate diversa, senza Ancona: «la presentazione del David di Donatello a Taormina, poi “Giochi senza frontiere”, in giro per l’Europa». E il 26 agosto tenne a battesimo, con le dirette dalle Olimpiadi di Monaco, primo volto femminile, la Rai a colori. «Una rivoluzione copernicana: sullo schermo, immagini più reali, ma meno magiche. L’abito che portavo è esposto al Museo della Rai di Torino. Sarà al centro di una mostra per il cinquantenario».
L’intervento ad Ancona
L’amato balcone
Da quel balcone della sua casa di famiglia, Rosanna contempla il verde dell’Adriatico e della pineta. «Mi fa bene respirare quest’aria. Da quando sono qui, mi sento un’altra. Quanti ricordi, quante corse, in pinetina, a giocare a palla prigioniera con Adriano Celentano bambino». Dopo di lei, i suoi figli, Leonardo e Federico, hanno trascorso qui tutte le vacanze. «Ogni tanto, lungo il viale, o, come l’altro giorno a un bel concerto a Santa Maria della Piazza, incontro gli amici di un tempo, mi abbracciano». A loro, Rosanna dispensa il suo sorriso timido e solare, e una battuta scherzosa, con quella voce di miele e zenzero, che non tradisce l’origine anconetana. «Ho detto di no a Camilleri, quando mi chiese di recitare in dialetto. Poi, però, ho letto poesie in vernacolo al festival di Varano». Ad Ancona si può.
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