Il regista anconetano Gagliardi è l’autore di “Mirabile Visione: Inferno” in arrivo nelle sale: «I diavoli sono ancora tra noi»

Il regista anconetano Gagliardi è l’autore di “Mirabile Visione: Inferno” in arrivo nelle sale: «I diavoli sono ancora tra noi»
Il regista anconetano Gagliardi è l’autore di “Mirabile Visione: Inferno” in arrivo nelle sale: «I diavoli sono ancora tra noi»
di Lucilla Niccolini
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Martedì 21 Febbraio 2023, 03:15
ANCONA - Non si può credere che a scuola non amasse Dante, Matteo Gagliardi, l’autore di “Mirabile Visione: Inferno”. Il suo docufilm è un tributo alla Divina Commedia e al suo autore. E per dimostrare quanto l’affresco poetico sia ancora attuale, Matteo ha costruito una magnifica visione filmica, in cui le terzine dantesche commentano immagini di oggi, tragedie e misfatti da cui l’umanità non sa redimersi. Il lungometraggio sarà proiettato nelle Marche a partire da stasera, all’Italia di Macerata (ore 21,15) e il 23 al Super8 di Fermo. Sarà poi presentato dall’autore nella sua città, Ancona: alle 21 del 26 febbraio al Cinema Azzurro, e del 27 al Cinema Italia, dove sarà replicato alle 19 dell’indomani (ingresso libero). E a Jesi sarà il 2 marzo al Multiplex Giometti.
Matteo Gagliardi, davvero aveva un rapporto conflittuale con Dante, da ragazzo?
«Pessimo. Non ero uno studente modello. L’ho odiato, e ora, quando mi trovo nelle scuole a presentare questo film, com’è accaduto pochi giorni fa in due istituti romani, mi sento vittima di una sorta di legge del contrappasso. Ho riscoperto Dante con questo lavoro». 
Com’è accaduto?
«Nel 2020 lavoravo a Padova, a preparare un documentario multi-formato, per promuovere l’iscrizione della Cappella degli Scrovegni alla lista del Patrimonio Mondiale Unesco. Per il progetto “Padova Urbs Picta” ho trascorso intere notti davanti al Giudizio universale di Giotto. Inevitabile, la profonda fascinazione, che mi ha richiamato alla memoria l’Inferno dantesco. La divisione dei dannati dai beati in realtà non c’è più: i diavoli sono tra noi».
Partendo da questo assunto, il suo film è una tessitura di immagini molto diverse tra loro, in cui icone tremende dell’attualità dialogano con una rappresentazione ottocentesca.
«Cercavo un’iconografia più efficace di quella di Gustav Doré, e mi sono imbattuto nell’illustratore parmense Francesco Scaramuzza, che ha dedicato 243 tavole alla Divina Commedia. Mi è sembrato giusto riportarlo all’attenzione del pubblico e, con i fondi per le celebrazioni dantesche, ne ho fatto un libro, edito da Allemandi. Con i proventi sono poi riuscito a produrre il film, senza chiedere un euro di fondi pubblici, grazie alla generosa amicizia dell’erede di Scaramuzza. E ora quelle tavole, rielaborate e animate al computer, creano il tessuto visivo di “Mirabile Visione”».
Parliamo del testo: solo terzine dantesche?
«Le più efficaci sono intercalate dalle conversazioni di due personaggi, un prete, interpretato da Luigi Diberti, che commenta gli episodi dal punto di vista teologico, e una prof, Benedetta Buccellato, la quale suggerisce l’aderenza delle tappe del viaggio all’Inferno con fenomeni dell’attualità; la constatazione che peccati e pene additati nel Trecento appartengono all’umanità di ogni tempo. L’inferno è qui».
Ha scritto lei i testi?
«Con la collaborazione del poeta marchigiano Filippo Davoli e di Federica Tonani. I due interpreti sono molto efficaci: ci guardano negli occhi e hanno una grande empatia».
Come si intrecciano al commento le immagini di Scaramuzza e le foto drammatiche di oggi?
«Ho creato una sorta di ipertesto, un intreccio di suggestioni, sottolineato dalla musica originale di Fabrizio Campanelli ed Enrico Goldoni, che hanno collaborato con me anche per la colonna musicale del mio precedente film, “Fukushima: A Nuclear Story”. E grazie a loro, mi sono potuto avvalere dell’esecuzione della prodigiosa Czech National Symphony Orchestra di Praga».
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