Alessio Vlad: “La lirica
è l’identità di Ancona”

Alessio Vlad: “La lirica è l’identità di Ancona”
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Mercoledì 1 Gennaio 2014, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 15:46
ANCONA - Sembrava una partita persa, e invece anche quest'anno parte la stagione lirica ad Ancona. Parte, ma non va lontano: al 31 gennaio e al 2 febbraio sono fissate le tappe per "L'elisir d'amore" di Donizetti; poi, il 15 febbraio, unica data anconetana per "Rigoletto" di Verdi, prodotto in collaborazione con il Teatro della Fortuna di Fano, dove andr poi in scena il 21. E dove chi non sarà riuscito a trovare posto alle Muse potrà andare in trasferta.



Un'anomalia? Alessio Vlad, direttore artistico della stagione lirica delle Muse, lo chiama "modello di partenza e di rilancio". E parte da lontano: "Nelle Marche c'era un'anomalia, che consisteva nel fatto che il capoluogo di una terra dei teatri, con un pubblico tra i più civili e colti in Italia (quindi nel mondo), non avesse un teatro né un ente o una fondazione lirica. Poi, questa anomalia è stata sanata con la ricostruzione delle Muse. Un fenomeno coraggioso e quasi unico: nel dopoguerra in Italia sono stati costruiti pochissimi luoghi teatrali, in particolare per la musica. Uno di questi è ad Ancona, una città che ha fatto un investimento sulla lirica, perché evidentemente era presente una grande vocazione. E con la lirica Ancona si può dire che abbia recuperato una parte della sua identità. Questi dieci anni e più di programmazione - un'avventura che è cominciata prima di me - hanno costruito un pubblico, puntando su titoli sul cui successo nessuno avrebbe mai scommesso. E la risposta è stata molto positiva".



E adesso, la condivisione di un titolo con un altro teatro marchigiano... perché?

"In un momento di scarsa disponibilità economica, in cui sarebbe stato impossibile mantenere il modello di produzione degli anni passati, abbiamo cercato di indicare un percorso nuovo, o almeno di riproporlo, creando un circuito lirico, in cui Ancona diventa riferimento di una serie di rapporti con altri teatri. Nelle Marche abbiamo grandi poli come il Rof, lo Sferisterio di Macerata, il festival Pergolesi Spontini di Jesi, che ha uno dei più antichi teatri di tradizione. Ma poi ci sono altre realtà importanti, che vantano un pubblico raffinato: Ascoli Piceno, Fermo... e Fano, che già ha prodotto lirica, con le quali Ancona si propone di collaborare, con il presupposto però che nessun teatro perda la sua identità, perché l'identità di un teatro è patrimonio da preservare e non sia mai che uno si imponga sull'altro".



Ancona capofila in quanto capoluogo?

"In Italia, dove la cultura è per necessità legata al potere politico, ogni comune ha sempre sostenuto il proprio teatro. Ora, con la crisi, è evidente che questo diventa più difficile: allora creare un circuito significa immaginare un futuro. Perché Ancona? Ha il teatro più funzionale; e senza nulla togliere alle altre realtà, ha dimostrato di saper produrre lirica egregiamente. E la produzione procura lavoro e ricchezza, oltre che identità. E poi, una volta verificata la funzionalità di un circuito lirico marchigiano, di cui quest'anno abbiamo creato un embrione, si potrà pensare di allargarlo al centro Italia, con i teatri dell'Abruzzo, dell'Umbria, della Romagna. In questo momento di difficoltà generale, può essere un nuovo modello di produzione lirica. Purché Ancona non demandi ad altri, altrimenti verrebbe meno il ruolo della sua Fondazione Muse".



Ma la lirica non costa molto?

"Appunto: quest'anno in questo nuovo modo siamo riusciti a fare una stagione con mezzo milione di euro. Poi, grazie alla collaborazione sarà più facile dire qualcosa di nuovo. E si può lanciare un modello organizzativo snello, giovane, che dimostri che anche nella difficoltà la lirica ha possibilità di vivere. Questo può avere sviluppi nuovi e importanti, in Italia ma anche sul piano europeo. E allora sì che qui ad Ancona potremo tornare a proporre l'opera contemporanea, potremo ritornare a quella sua vocazione che le ha dato un'identità".

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