Roma, rissa tra minori al Pincio: pugni e calci tra due ragazze. I residenti: «La situazione è degenerata»

Roma, rissa tra minori al Pincio: pugni e calci tra due ragazze. I residenti: «La situazione è degenerata»
Roma, rissa tra minori al Pincio: pugni e calci tra due ragazze. I residenti: «La situazione è degenerata»
di Raffaella Troili
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Domenica 18 Aprile 2021, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 09:28

Un centro blindato e affollato come non si vedeva da tempo e una rissa sfiorata tra due gruppi sulla terrazza del Pincio, ancora una volta protagoniste due ragazze giovanissime, divise dagli amici, un pugno, un calcio, una spinta poi sono state fermate. Il tutto in un sabato in cui nella stessa zona si sono riversate migliaia di persone tra il flash mob organizzato a piazza del Popolo dai lavoratori del mondo dello spettacolo, l'esercito di ragazzini che hanno preso d' assalto in particolare l'area di piazzale Flaminio e del Pincio, le vie dello shopping specie via del Corso anch'esse affollate anche solo per una passeggiata. Un mare di gente, insomma, con controlli anti-assembramento in tutta l'area del Tridente, da via del Babuino e via di Ripetta. Impressionante il numero di ragazzini in gruppo in giro.
E allo stesso tempo - a presidiare la sicurezza ed evitare liti e assembramenti - l'altrettanto impressionante dispiegamento di forze dell' ordine in campo, carabinieri, polizia, agenti della Municipale, Protezione civile.


Troppe divise in giro, poche intemperanze ma comunque fa riflettere come il centro sia diventato la mèta obbligata del sabato pomeriggio, sciami di giovani a piedi, sui monopattini, contromano, giù per terra, a pochi metri da un auto che inchioda in tempo. Non ci sono turisti solo giovanissimi che si dicono «Oh c' è quello che te voleva menà...». Una situazione ad alto rischio, con le forze dell'ordine che li invitano a portare la mascherina correttamente ed evitare assembramenti. Impresa titanica, visti i gruppetti sparsi ovunque con bottiglie di birra e lecca lecca. E un certo malcontento dei residenti: «Li vedi correre improvvisamente e scoppia una rissa. Sono maleducati, sputano, bestemmiano, la situazione è degenerata», così un abitante di via Mario de' Fiori a passeggio con il cane a piazza del Popolo.

E in serata a Trastevere altri assembramenti. L' allarme è scattato in via San Francesco a Ripa, dove una ragazza è stata colpita da una bottiglia.


La manifestazione

Da una parte la presa del centro che preoccupa sempre più in vista delle maggiori aperture. Dall'altra la protesta dei 1000 bauli, 1500 operatori registrati, 200 volontari: 419 colpi, tanti quanti sono i giorni di stop del mondo dello spettacolo a causa della pandemia, sono stati suonati da attori, cantanti, maestranze. Da Manuel Agnelli a Emma Marrone. Da Giuliano Sangiorgi a Drigo. La scena musicale italiana non era mai stata così unita. Ha sentito il bisogno di esserci Alessandra Amoroso: «La mia voce insieme alla vostra», dice ai lavoratori. A dare il via alla protesta è Renato Zero. Il Re dei Sorcini si presenta cogliendo di sorpresa gli organizzatori, il suo nome non c'era nell'elenco degli iscritti. Gli consegnano un microfono, lui fa il maestro di cerimonie: «Non abbiamo paura di salire su quel palco. La musica ha sempre guarito i cuori di tutti. Abbiamo fatto un lavoro come quello dei medici, perché la musica fa bene. Questi governi guardino di più al nostro destino: le persone hanno bisogno anche delle canzoni per andare avanti». Dietro un baule risalta la chioma rossa di Fiorella Mannoia: «Noi famosi diamo voce a chi questa voce non ce l'ha. Se facciamo concerti è anche grazie a questi lavoratori. Rischiamo di perderli. E come faremo quando torneremo in tour? Chi regolerà le luci e il volume? Chi accorderà gli strumenti?


Ieri, con una puntualità chirurgica, è arrivata la notizia che quest' estate ci faranno lavorare: io ci sarò, tornerò sui palchi anche a costo di esibirmi di fronte a platee ridotte, è giusto così». Fabio Pazzini, event manager e direttore di produzione, tra i fondatori del movimento Bauli in Piazza, è soddisfatto: «Più che il numero ci interessava l'impatto di una manifestazione del genere. Abbiamo iniziato a lavorare all' evento a febbraio, quando ci siamo resi conto che quello a Milano di ottobre non era bastato: bisognava tornare in piazza in modo ancor più potente».

 

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