PESARO - I licei continuano ad essere la strada maestra per il futuro dei giovani pesaresi. Sono oltre la metà, ovvero il 57,8% degli studenti di questa provincia ad aver scelto di seguire questo percorso. Con una percentuale che è di 3 punti in più della media marchigiana. Fallito invece il tentativo di avviare il corso Made in Italy nei licei delle scienze umane, perchè gli iscritti si contano sulle dita di una mano.
Minime variazioni
Invece il 29,1% ha optato per il tecnico e il 13,1 % per le scuole professionali.
Gli esiti dell’on line
Sono questi i dati con cui si sono chiuse il 10 febbraio le iscrizioni on line sulla piattaforma del governo, che andranno perfezionate con le firme, ma confermano in ogni caso quanto siano prudenti le famiglie nella scelta dell’Istituto superiore. Lo dimostra ad esempio il poco successo della nuova offerta formativa dei licei Made in Italy pensata proprio per una formazione indirizzata verso la valorizzazione delle eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale. Nelle Marche, sono in 13 gli studenti che lo hanno scelto: 9 nell’ascolano e 4 nel pesarese. Uno ad Urbino al liceo Laurana Baldi e 3 al Mamiani di Pesaro. Due degli otto istituti marchigiani che, prima della scadenza fissata al 18 gennaio scorso, avevano presentato domanda per sostituire, o integrare, il nuovo indirizzo di studio divenuto riforma il 27 dicembre. «Ce lo aspettavamo – commenta il preside del liceo pesarese Roberto Lisotti -. I tempi erano strettissimi e la circolare del 28 dicembre non dava molte informazioni. Pertanto, noi stessi non potevamo spiegare nei dettagli agli studenti e alle famiglie l’offerta ma - precisa - ad avere scoraggiato le iscrizioni è stato il fatto che non c’era un piano del triennio». Anche se, più degli indirizzi sono i numeri globali ad attirare l’attenzione del preside.
Il peso della denatalità
«Sono troppo “freschi” per poter essere analizzati – entra nel merito – ma è palese che nelle scuole superiori, per effetto del calo delle nascite, arrivano meno studenti. Pertanto, dobbiamo verificare la ridistribuzione dei numeri nelle varie sezioni alla luce di questa dinamica e nel nostro caso dobbiamo anche verificare quanto si stanno modificando i flussi che portano studenti romagnoli a frequentare le scuole della nostra città». Un’analisi che sarebbe molto utile proiettata sull'intera provincia.
Véronique Angeletti
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