Battibecco in chat tra ex colleghi: le piomba in casa, la minaccia e le butta il cellulare nel water

Battibecco in chat tra ex colleghi: le piomba in casa, la minaccia e le butta il cellulare nel water
Battibecco in chat tra ex colleghi: le piomba in casa, la minaccia e le butta il cellulare nel water
di Luigi Benelli
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Mercoledì 17 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 13:22

PESARO - Una conversazione tra ex colleghi di lavoro, poi una parola fuori posto che manda su tutte le furie un 37enne pesarese. Ieri il caso è finito dal Gup e l’uomo è stato rinviato a giudizio per minacce e violazione di domicilio.

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«E’ iniziato tutto con delle chat – spiega l’avvocatessa Elena Fabbri, costituitasi parte civile per la parte offesa, una 40enne pesarese – e lui non avrebbe gradito alcune espressioni legate al fatto che il suo futuro era roseo per via del lavoro che poteva svolgere nell’azienda del padre.

Da qui il clima è degenerato». Si è sentito accusato di essere un po’ un figlio di papà, cosa che non ha accettato. Lui si era presentato a casa di lei bussando ripetutamente e gridando forte. Lei, imbarazzata per la presenza di condomini che si affacciavano, aveva aperto la porta. Stufa delle sue grida gli ha chiesto più volte di andarsene minacciando di chiamare le forze dell’ordine. Lui per tutta risposta le ha preso il telefono e l’ha buttato nel water praticamente distruggendolo. La donna, impaurita, ha cercato rifugio dai vicini che hanno chiamato le forze dell’ordine. Gli chiedeva di andarsene da casa sua. Alla fine lui ha ceduto e ha lasciato l’appartamento della ex collega. Ma le minacce sarebbero continuate tramite messaggi come «Ti rovino, sparisci che ti conviene». E ancora: «Questa volta hai raggiunto ogni limite, pagherai e soffrirai. Spera non ti vedano in giro, la tua nomea è risaputa. Fai schifo. Augurati di non incontrarmi mai più». Poi la minaccia di raccontare alla madre della parte offesa della coltivazione di piante di marijuana. «Fai la santa ma ti infamo: ti hanno beccata con 20 piante di marijuana». Il 37enne è stato rinviato a giudizio, il dibattimento nei prossimi mesi davanti al giudice monocratico. La parte civile ha chiesto 10 mila euro a titolo di risarcimento. 

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