Palloni gonfiati bis, ascoltati dieci calciatori. L’avvocato di Gambini: «Fiduciosi: nella tranche riminese tutto è stato archiviato»

Il sindaco Gambini in versione rigorista
Il sindaco Gambini in versione rigorista
di Eugenio Gulini
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Sabato 16 Aprile 2022, 06:20

URBINO  - Udienza transitoria, quella di ieri del venerdì santo. Ripartito il cosiddetto processo “Palloni gonfiati bis” che vede tra i 16 imputati coinvolti, nomi più o meno noti della vecchia dirigenza del sodalizio sportivo “canarino” e di alcune aziende territoriali, il primo cittadino di Urbino, Maurizio Gambini. In pratica la pm Irene Lilliu aveva ottenuto, nel febbraio 2020, il rinvio a giudizio degli imputati per false fatturazioni alla società calcistica Pieve di Cagna, poi diventata Asd Urbino.

L’udienza, allora, era iniziata con la presentazione delle liste dei testimoni di accusa e difesa.

A causa della pandemia protrattasi per circa 2 anni, le sessioni successive sono state rinviate e scivolate oltre fino a ieri quando sono sfilati e sono stati interrogati, anche nel pomeriggio inoltrato, davanti al magistrato Cantalini, almeno 10 calciatori che hanno riferito, più o meno dettagliatamente e con qualche “non ricordo”, come venivano rimborsati. Il 29 aprile prossimo ne verranno ascoltati altri ancora.

L’avv. Gianluca Marcucci, oltre essere il legale di almeno tre imputati è anche il difensore del sindaco Gambini. «Sono fiducioso della giustizia. Sappiamo tutti come è finito il primo processo: sono stati tutti assolti per non sussistenza del fatto. Il giudice a Rimini, nella tranche riminese, per gli sponsor con sede a Rimini, ha archiviato lo svolgimento processuale». Cosa contesta la Procura? I fatti risalgono agli anni tra il 2012 e il 2017 e riguardano un presunto giro di sponsorizzazione secondo cui i soldi versati nella casse della Società sportiva venivano restituiti agli imprenditori per ottenere degli sgravi fiscali. Gambini, in qualità di titolare dell’azienda agricola “Terra bio”, avrebbe sponsorizzato la squadra di calcio con due assegni da 15 mila e 10 mila euro. Di queste somme la società gli avrebbe restituito rispettivamente 8 mila e 5 mila euro.

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