Rapina choc in villa a Fermignano: «Aggrediti con una ferocia assurda. Le telecamere hanno ripreso il blitz»

Alberto e Vittorio Rossi aggrediti da un commando che ha assaltato la loro villa a Fermignano
Alberto e Vittorio Rossi aggrediti da un commando che ha assaltato la loro villa a Fermignano
di Eugenio Gulini
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Giovedì 10 Agosto 2023, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 08:13

FERMIGNANO - Alberto e Vittorio non se la sentono di parlare. Il primo, intimidito con una pistola alla fronte, è stato di nuovo ascoltato ieri mattinata dai carabinieri mentre il secondo, bastonato dai banditi, «sta veramente male - rimarca la sorella Sara - non solo nel morale, soprattutto nel fisico dopo la serie di colpi che gli è piovuta addosso da parte dei rapinatori».


L’arrivo alle 8


Il giorno dopo il raid del commando, che martedì alle 8 ha terrorizzato i due fratelli imprenditori, sono ancora tutti sconvolti nella famiglia dell’indimenticato Giuseppe “Peppe” Rossi, uno dei congiunti che fondò la solida industria di zincatura “Fratelli Rossi fu Alderige” di Fermignano.

Sara, che era con la mamma e la figlia in vacanza, in Puglia, è tornata precipitosamente a casa. «Non avrei mai pensato - afferma - che feroci delinquenti potessero arrivare a casa nostra minacciando con le pistole mio fratello Alberto e riempendo di colpi con un bastone, di pugni e calci l’altro mio fratello Vittorio, che ora è tutto gonfio e dolorante. Fortuna che non è accaduto nulla di peggio perché Vittorio, che si è parato all’improvviso ed inaspettatamente davanti ai banditi, poteva subire ben altro. Quelli erano pronti a tutto».


Anche Sara è completamente sotto choc. «Ho dovuto pulire la casa dal fango - racconta - che hanno introdotto i 4 o 5 banditi del commando passati dal campo di girasoli, attiguo a “Dolcino” (il toponimo popolare della villa, ndr). Le telecamere attorno alla casa hanno funzionato fino all’immobilizzazione di Alberto, quando sono state disattivate Nelle riprese si vedono 4 persone (secondo i carabinieri sono immigrati dell’Est, ndr) con i passamontagna e le armi. Si vede che portano Alberto, chiaramente disorientato, all’interno della casa dove lo bloccano su una sedia legato con un paio di fascette da elettricista ai polsi e alle caviglie e con il volto coperto da una sua maglietta. Immaginate cosa avrà pensato senza vedere cosa accadeva tutt’attorno. Uno lo guardava a vista e gli altri frugavano nelle camere. Ha capito che non scherzavano». Un raid veloce, neanche mezz’ora, ma ecco l’imprevisto: arriva Vittorio con un dipendente alla guida della Mercedes classe B della famiglia che servirà ai banditi per la fuga.


«Ha iniziato a gridare»


«Quando se li è trovati davanti non riusciva a capire come potessero essere nella nostra casa e ha iniziato a gridare - racconta Sara Rossi -. Inizia la colluttazione e mi chiedo come sia possibile che nessuno dalla provinciale, a due passi dall’abitazione, non si sia accorto di nulla. Parte anche un colpo in aria ma non sono stati ritrovati bossoli. Vittorio viene riempito di botte in testa, sul viso e in buona parte del corpo dove ha alcune ecchimosi. Lui e il dipendente sono stati legati alle gambe con i laccetti delle loro scarpe. Quando i banditi scappano, Vittorio e il dipendente si sciolgono e liberano Alberto. Danno subito l’allarme e i carabinieri arrivano poco dopo». Fino al tardo pomeriggio di eri non era stata ancora ritrovata l’auto usata per la fuga.

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