Fano, denuncia una rapina ma per il Ris dei carabinieri è una simulazione: accusata anche di un furto

Denuncia una rapina ma per il Ris dei carabinieri è una simulazione, accusata anche di furto
Denuncia una rapina ma per il Ris dei carabinieri è una simulazione, accusata anche di furto
di Luigi Benelli
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Martedì 16 Maggio 2023, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 11:36

FANO - Si fionda dai carabinieri e dice di essere stata vittima di una rapina. Ma a processo ci finisce lei con tanto di analisi sul Dna da parte dei Ris di Roma. Una 38enne di origini napoletane è accusata di furto e simulazione di reato.

La donna, nomade, una sera dell’ottobre 2018, dopo aver litigato con la suocera, avrebbe preferito dormire in auto in via della Marina a Fano. Ai carabinieri aveva raccontato di aver sentito dei rumori e di aver visto alcune persone incappucciate che stavano armeggiando in un’auto parcheggiata. 

Il braccio incastrato nel finestrino

Lei avrebbe urlato contro i ladri, poi si sarebbe avvicinata a un’auto con un finestrino semi aperto per impedire un altro furto. Ma qui i malviventi le avrebbero incastrato il braccio chiudendo il finestrino e portato via il cellulare con cui lei voleva chiamare le forze dell’ordine. I due banditi se ne sarebbero andati e lei era finita al pronto soccorso (5 giorni di prognosi).

Però non aveva saputo fornire la marca del suo cellulare, dicendo che glielo aveva prestato la figlia e ci avrebbe messo la sua sim card.

Numerose denunce precedenti

Visti i numerosi precedenti per furti e danneggiamenti, i carabinieri sono voluti andare fino in fondo.

I rapinatori, a detta della donna, avrebbero alzato il finestrino per incastrarle il braccio. Il tutto senza avere le chiavi. Non solo, il veicolo aveva la batteria scarica come confermato dal proprietario del mezzo. Quindi quel vetro non si sarebbe potuto alzare.

Qui sono entrati in scena anche i Ris di Roma che hanno provato che il sangue trovato nella macchina era suo, sul volante e sui comandi. Circostanza difficilmente spiegabile se non fosse stata all’interno del veicolo. Così la signora è finita a processo per simulazione di reato, ma le imputano il tentato furto su una Renault Clio. Qui ha cercato di forzare la guarnizione ma non è riuscita ad aprire lo sportello.

Poi si sarebbe diretta su una Peugeot per forzare la portiera e prendere 30 euro dal vano portaoggetti. Quest’ultimo furto, senza querela, non è più perseguibile. Ieri è emerso che la signora, dopo la denuncia della rapina del suo telefono, avrebbe effettuato delle chiamate con la stessa sim card.

La difesa dell'avvocato

La donna è difesa dall’avvocato Matteo Mattioli che al contrario sostiene che la 38enne era stata aggredita dai malviventi con un taglierino. Il pubblico ministero ha chiesto 1 anno di condanna e 900 euro di multa. La sentenza il 19 giugno. 

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