
Welfare sanità, pubblico e privato uniti per riformare il sistema

di Marco Barbieri
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Mercoledì 30 Settembre 2020, 12:46 - Ultimo aggiornamento:
1 Ottobre, 10:10
Il nuovo Welfare ricomincia dalla sanità. Anche prima dell’emergenza sanitaria Covid-19, si sa, «la salute viene prima di tutto». Lo si verifica da anni, oltre il buon senso proverbiale, con la spesa out of pocket degli italiani che è schizzata oltre i 40 miliardi (anche se la parte intercettata dalle compagnie assicurative vale meno di 2 miliardi di euro, cui si aggiungono le somme intermediate da fondi, casse e mutue). La copertura assicurativa – sul fronte della sanità integrativa – coinvolge ormai più di 13 milioni di cittadini, per lo più attraverso polizze collettive aziendali. Di questi il 46% è legato ai fondi sanitari integrativi. Seguono i fondi in autogestione e le casse professionali, rispettivamente con il 24% e il 16% degli aderenti. Infine, polizze individuali e mutue raggiungono solo il 12% e il 3% del bacino di utenza. «All’interno del sistema di welfare, la sanità ha subito uno stress test immediato e necessita di un potenziamento per tutelare la salute dei cittadini e garantire l’omogeneità di risposta su tutto il territorio nazionale». Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid-19, rappresentante italiano dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha ricordato più volte in queste settimane che la pandemia si è scatenata in un momento in cui la sanità italiana era stata ampiamente indebolita da un decennio di mancati investimenti, «ma ha dimostrato di avere una capacità di reazione importante che ha portato al raddoppio delle terapie intensive disponibili in appena due mesi. Avevamo 5.000 letti in Italia per 60 milioni di abitanti, contro i 28 mila della Germania per 80 milioni di abitanti. Ecco perché la Germania non ha mai avuto problemi di saturazione».

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