ANCONA - Nessun allarmismo: ogni affermazione in questo senso sarebbe prematura. Ma un attento monitoraggio sì, quello si rende necessario. Parliamo della cosiddetta zanzara coreana, che sta infestando in particolare la Lombardia, ma si è diffusa anche in altre regioni del nord quali Veneto e Liguria. Una versione potenziata della zanzara tigre, resistente anche alle temperature invernali. Segnalata per la prima volta nel 2011 a Belluno, ha ampliato di parecchio il suo habitat, e la cosa merita approfondimento per capire gli eventuali rischi di diffusione e trasmissione di agenti patogeni.
Gli esperti
«La zanzara tigre – spiega il professor Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie infettive dell’azienda Ospedali riuniti di Torrette e docente ordinario all’Università Politecnica delle Marche - punge anche di giorno, ma il freddo non lo gradisce.
Il dossier
Ricorda inoltre che, nonostante la zanzara coreana sia stata individuata per la prima volta nel 2011, «se ne riparla oggi perché è uscito un lavoro dell’Università di Milano sul monitoraggio di migliaia di zanzare per capire quali fossero presenti nel territorio. Durante questo classico monitoraggio entomologico, si sono accorti che la percentuale delle zanzare coreane era abbastanza elevata. Nel 2011 ne era stata descritta la presenza a Belluno, adesso invece si è diffusa in quasi tutte le aree pedemontane della Pianura padana. Si sta muovendo abbastanza velocemente». Ed a spostarla «siamo noi, con le nostre merci», prosegue Ruschioni: «Si sta spostando verso sud e verso ovest, dove guarda caso c’è un’intensa attività di trasporto merci. La ricerca si sta focalizzando sul capire quali siano le abitudini alimentari di queste zanzare: un’informazione rilevante per scoprire la capacità di trasmettere virus o agenti patogeni all’uomo. Può essere sia innocua che rischiosa: è molto simile alla zanzara tigre, vettore di alcune patologie come l’encefalite giapponese, ma non è detto che lo sia a sua volta».
Le precauzioni
Infine, un monito: «Fare attenzione ai ristagni dell’acqua per evitare che si diffondano nel nostro territorio». «Al momento siamo abbastanza tranquilli – rassicura gli animi il professor Guido Favia, docente alla Scuola di bioscienze e medicina veterinaria all’Università di Camerino e direttore dell’Italian Malaria Network –, ma sono zanzare che tendono ad aumentare, quindi dobbiamo fare un servizio di monitoraggio. Stiamo collaborando con l’Istituto zooprofilattico del Veneto da un anno e mezzo per studiare questa zanzara. Per ora, l’espansione riguarda essenzialmente le regioni del nord, ma dobbiamo considerare l’esperienza della zanzara tigre: in quel caso, arrivò al porto di Genova e da lì si diffuse in tutta Italia».
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