Gianfranco Tombini: «A 80 anni ristrutturo il mio Hotel Felycita, ma intorno c’è il nulla». Rallentato dalla burocrazia, lui però non molla: ecco come sogna Frontignano di Ussita

Gianfranco Tombini con la figlia Felicita
Gianfranco Tombini con la figlia Felicita
di Andrea Maccarone
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Lunedì 7 Marzo 2022, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 08:33

USSITA - Un’odissea che va avanti da anni. Un’immagine cristallizzata all’agosto del 2016, quando il terremoto ha paralizzato tutta la dorsale appenninica. Da quel giorno l’Hotel Felycita di Ussita è chiuso. Ma il titolare, l’ottantenne Gianfranco Tombini, un baluardo dell’imprenditoria alberghiera nel cuore delle Marche, ha deciso di rilanciare. La struttura è ormai obsoleta «e le fondazioni sono troppo leggere» dice l’albergatore. Per tornare ad essere competitivo nel business turistico l’hotel va demolito e rifatto da nuovo. Solo che la burocrazia ci ha messo del suo.

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«Ad aprile, cascasse il mondo, io inizio i lavori» assicura Tombini che, nella convinzione di voler rivitalizzare il turismo del territorio, lancia qualche frecciatina alla politica. 


Le questioni centrali
«Ci vuole una visione d’insieme - dice - non basta che un hotel si metta al passo con le necessità del turista di oggi».

E per visione l’imprenditore intende una strategia di marketing più accattivante, che derivi da una serie di migliorie su tutti i servizi. «Ci vogliono seggiovie moderne - incalza Tombini - non abbiamo l’innevamento artificiale. Abbiamo il Canalone a 2000 metri di altezza, ma la seggiovia arriva fino a 1.500». Insomma, per fare il salto di qualità non basta che un singolo albergatore metta mano alla sua struttura. Ci vuole un gioco di squadra. «Tra l’altro non ho intenzione di aumentare il livello di classificazione del mio hotel - spiega Tombini - rimarrò sempre un tre stelle, ma con i servizi che si richiedono oggi ad una struttura come questa».


Il recupero
Il Felycita rinascerà con 21 camere, tutte a tre letti. E due suite da 50 metri quadrati ciascuna. Più una spa per il relax après ski. La storia dell’hotel risale al 1971, quando Tombini diede vita al suo gioiellino sui Sibillini. «Nell’80 ho fatto ampliamento con l’aggiunta di 12 camere - racconta - e siamo stati anche i precursori del bike tourism». Tanto che nel nuovo progetto dell’albergo ci sarà anche un locale officina ad uso dei bikers. Il target turistico è principalmente quello delle famiglie. Anche se negli ultimi tempi molti giovani hanno riscoperto il piacere delle località più genuine, dove il rispetto delle tradizioni locali ne hanno fatto un motivo di attrazione.

 
Il rischio
Nonostante ciò il territorio di Ussita e Frontignano ha sofferto di un forte calo delle presenze. «La popolazione è in calo e rischiamo di scomparire - dice Tombini - e molti hotel hanno chiuso i battenti perché negli anni si sono visti sempre meno turisti». Ma l’albergatore è convinto del potenziale che può esprimere il suo territorio. Infatti, piuttosto che restare con le mani in mano, messo in stand by l’hotel si è rimboccato le maniche e ha aperto a Frontignano il bar-ristorante Cotto e Mangiato «per dare una risposta ai turisti che arrivavano da queste parti e non trovavano un punto ristoro» spiega Tombini. «Guardi, era veramente una desolazione prima che aprissi questo nuovo locale - rincara la dose l’albergatore - abbiamo bisogno di un esperto di turismo, che venga qua a rendersi conto di quello che manca». E se lo dice un operatore con 50 anni di attività sulle spalle, c’è da credergli.


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