Terremoto e alluvione, richiesto lo stato di emergenza e 400 milioni alle Marche nella manovra del governo Meloni

Terremoto e alluvione, richiesta di stato di emergenza e 400 milioni alle Marche nella manovra del governo Meloni
Terremoto e alluvione, richiesta di stato di emergenza e 400 milioni alle Marche nella manovra del governo Meloni
di Martina Marinangeli
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Martedì 22 Novembre 2022, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 15:24

ANCONA Nelle Marche piagate dalle calamità naturali arriva uno spiraglio di luce. Il governo nazionale ha stanziato 400 milioni di euro per i territori colpiti dall’alluvione del 15 settembre. Nello specifico, la spesa di 200 milioni di euro è autorizzata con il decreto portato ieri in Consiglio dei Ministri insieme alla Legge di bilancio. Il resto della somma verrà stanziato nella manovra stessa. Un primo passo per garantire aiuti a chi ha subito danni a seguito dell’esondazione che ha travolto il Pesarese e l’Anconetano. Danni non ancora definiti nel dettaglio ma, solo per le somme urgenze ed il ripristino delle infrastrutture, il governatore Francesco Acquaroli ha parlato di una stima di oltre un miliardo di euro. Dunque manca ancora tanta strada per riuscire ad avere la copertura finanziaria necessaria a risollevare completamente quei territori. Ma è comunque un passo avanti.


Il sisma


Ma non è stato solo l’alluvione a far ripiombare le Marche nell’incubo. Ci ha pensato anche lo sciame sismico iniziato il 9 novembre a largo delle coste pesaresi e tuttora in corso. Per questa seconda calamità, ieri il presidente Acquaroli ha inviato al governo la richiesta dello stato di emergenza. «Appena terminata una prima ricognizione dei danni si è proceduto ad inviare la richiesta - precisa -. Lo stato di emergenza deve essere suffragato da dati precisi e dettagliati per poter così rappresentare lo stato della situazione a seguito delle scosse. La prima fase della ricognizione si è completata lo scorso fine settimana». La richiesta è stata inoltrata al ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci e al capo dipartimento nazionale della protezione civile Fabrizio Curcio. «Le verifiche dei danni sono ancora in corso e i Comuni le stanno facendo pervenire – prosegue Acquaroli –. In questi giorni continuano ad arrivare le segnalazioni dai territori, anche per il susseguirsi delle scosse che potrebbero ampliare gli effetti dei danneggiamenti segnalati già nelle prime ore.

Non appena sarà disponibile, trasmetteremo la ricognizione completa dei danni e la documentazione più di dettaglio». Nella lettera trasmessa a Roma, Acquaroli evidenzia come l’andamento del sisma, ancora in corso, stia determinando «conseguenze e ripercussioni sul territorio tali da dover richiedere risorse e poteri straordinari» previsti per gli stati di emergenza. E ancora: «L’evento sismico registrato intorno alle 7 di mattina del 09 novembre ha raggiunto una magnitudo di 5.7: è la scossa più forte mai registrata nella costa settentrionale marchigiana da quella del 1930». 


Le reazioni


Queste le premesse allegate alla richiesta dello stato di emergenza. «Era ora - il commento tranchant del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che per primo aveva sollecitato la Regione affinché lo chiedesse -. Ora lavoriamo insieme per ottenere le risorse». Gli fa eco la prima cittadina di Ancona e presidente Anci Valeria Mancinelli: «Era quello che chiedevano da giorni tutti i Comuni interessati e dei quali Anci Marche si era fatta portavoce. Bene quindi che si sia giunti a questa decisione». Una decisione che mette un punto alla polemica scoppiata lo scorso giovedì in Consiglio regionale, quando la mozione del PD (sottoscritta anche da Movimento 5 stelle e Rinasci Marche) che impegnava la giunta a chiedere lo stato di emergenza per il terremoto era stata rinviata dalla maggioranza (il documento sarebbe dovuto tornare oggi in aula), ma solo dopo un dibattito surreale. In quell’occasione, infatti, il capogruppo della Lega Renzo Marinelli invitò a riflettere sull’opportunità di richiedere lo stato di emergenza perché avrebbe «scoraggiato il turismo». Il collega di partito Luca Serfilippi, fanese, aveva invece sostenuto che il vero sisma fosse quello del 2016, «questo non lo è stato». Alla fine ci aveva pensato il governatore a riportare sui binari il discorso, garantendo che la richiesta sarebbe partita dopo una prima ricognizione dei danni. E così è stato. «Dopo tante e inutili titubanze che hanno fatto perdere tempo prezioso ai sindaci, alle famiglie sfollate e alle imprese danneggiate dal sisma - bacchettano i dem - il presidente Acquaroli ha deciso finalmente di cedere alle pressioni del nostro gruppo».

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