ANCONA Non solo mancette. Dall’ottobre 2020 ad oggi, l’XI legislatura ha prodotto una ragguardevole serie di leggi dallo spessore, per così dire, sottile. Sia chiaro: parliamo sempre di risorse distribuite sul territorio, non destinate al macero. Ma in tempi di bilanci ridotti all’osso e imbrigliati in spese fisse, parcellizzare i fondi a disposizione e distribuirli a pioggia senza ratio produce più danni che ritorni positivi per lo sviluppo della regione. Proposte di legge ad iniziativa della giunta o dei consiglieri che, aggiunte alla tabella E allegata ad ogni bilancio, gravano sui conti e remano contro una programmazione strategica dei finanziamenti.
Alcuni esempi
Inoltre, spesso parliamo di poche decine di migliaia di euro l’anno, che non spostano granché neanche per le stesse attività che queste leggi si propongono di supportare.
La strategia
L’enogastronomia nella nostra regione è un segmento fondamentale e, forse, finora non è stato sviluppato come avrebbe potuto. Quindi è molto positivo che ora finalmente abbia il meritato risalto. Ma un proliferare di leggi su questo o quel prodotto, o sulle diverse tipologie di ricette ha senso? Non sarebbe meglio una strategia unitaria? Una programmazione coerente che tenga tutto insieme? Valorizzare e promuovere gli elementi che contraddistinguono la tradizione e il territorio delle Marche è sacrosanto. Ma parcellizzare le risorse e disperdere i fondi non sembra il modo più corretto per farlo.
Il quadro generale
Ora, è vero che il bilancio regionale si aggira attorno ai 5 miliardi di euro (per la precisione, nel prossimo triennio la previsione delle entrate ammonta a 5.909.277.881 euro per il 2024, a 5.090.724.315 euro nel 2025 ed a 4.697.180.733 euro per il 2026), ma gran parte delle spese sono fisse e quelle libere si riducono a poche centinaia di milioni. Vanno indirizzate con oculatezza, guardando al quadro generale. Perché la politica dell’orticello, in tempi di tagli ai bilanci, non porta da nessuna parte.