Spese facili in Regione, corsa al rito
abbreviato: «Pene da 2 a 4 anni»

Spese facili in Regione, corsa al rito abbreviato: «Pene da 2 a 4 anni»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 12 Luglio 2019, 10:36
ANCONA - “Spese facili” del Consiglio regionale, arrivano le prime richieste di condanna della procura. Sono state formalizzate ieri mattina dal pm Ruggiero Dicuonzo (che ha ereditato il fascicolo da Giovanna Lebboroni, oggi procuratrice minorile) per i quattro imputati che hanno deciso di procedere con il rito abbreviato. Sono Stefania Benatti, Adriana Mollaroli, Francesco Acquaroli e Lidio Rocchi. 
Per i primi tre, il pm ha chiesto una condanna a due anni di reclusione. Per l’ultimo a quattro anni. Nessuna decisione è stata presa dal gup Francesca De Palma. Tutto è stato rinviato al 17 ottobre e all’11 novembre.
In queste due date, stando a quanto deciso in aula, si discuteranno altri eventuali riti abbreviati (sono pronti almeno in cinque a scegliere vie alternative al possibile dibattimento) su cui il giudice si dovrà esprimere. E poi, dovrà anche pronunciarsi sul rinvio a giudizio chiesto ieri dalla procura per tutti gli ex consiglieri, collaboratori e capogruppo dell’VIII e IX legislatura, chiamati a rispondere dell’accusa di peculato per aver indebitamente ottenuto rimborsi per spese non legate direttamente all’attività istituzionale. 
 
Dunque, la strada è ancora lunga per mettere un punto fermo a una vicenda giudiziaria che è diventata un labirinto da cui sembra difficile uscire, partito dal palazzo di corso Mazzini (con 55 sentenze di proscioglimento su 66), finito in Cassazione a Roma e poi tornato alla base con un’udienza preliminare tutta da rifare per 60 persone. Per quanto riguarda le richieste di condanna formalizzate fino a ora, gli avvocati dei quattro hanno respinto punto su punto le contestazioni mosse dalla pubblica accusa. 
Sulla Benatti (all’epoca consigliere Margherita-Ulivo e poi Pd), presente ieri in aula e difesa dall’avvocato Marina Magistrelli, pendono principalmente le spese esercitate per collegamenti internet, spese postali e di ristorazione. Alla Mollaroli (anche lei difesa dalla Magistrelli e consigliere Margherita- Ulivo, poi confluita nel Pd) la procura contesta spese di ristorazione, di trasferta e acquisiti in libreria. Acquaroli (ex Popolo della Libertà e difeso dall’avvocato Paolo Pauri) deve rispondere di spese di consulenza e collaborazioni professionali. Rocchi (difeso dall’avvocato Riccardi Pagani) è finito nel mirino della procura in quanto responsabile della gestione dei fondi legati al Gruppo Misto di cui era presidente. Ci sono quelle sostenute per la ristorazione, stampa e affissione di manifesti. In totale, per tutti e quattro gli indagati, si parla di spese che ammontano a circa 20mila euro, per l’accusa sostenute con documentazione non idonea a provarne il costo o non direttamente legate all’attività politica. 
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