Le Marche “in transizione” non sfondano in Europa. I debiti la fanno scivolare in fascia intermedia. Che succede ora?

Le Marche “in transizione” non sfondano in Europa. I debiti la fanno scivolare in fascia intermedia. Che succede ora?
Le Marche “in transizione” non sfondano in Europa. I debiti la fanno scivolare in fascia intermedia. Che succede ora?
di Martina Marinangeli
3 Minuti di Lettura
Martedì 6 Luglio 2021, 19:12

ANCONA Marche ancora “in transizione” nella mappa della nuova politica di Coesione dell’Unione europea. Insieme a Sardegna, Molise e Umbria perdono quota in fatto di sviluppo e fanno risultare il Centro-Sud fra le aree meno floride dell’Ue. È quanto emerge dalla classificazione di Bruxelles che divide le regioni europee in «più sviluppate», «in transizione» e «meno sviluppate» per assegnare i fondi strutturali di conseguenza. Già nel 2018, nell’elenco delle 300 regioni europee per Pil pro capite a parità di potere d’acquisto, le Marche erano scivolate dal gruppo delle top a quello intermedio.

 
Cosa succede
Una posizione che, da un lato certifica un indebolimento economico che va avanti ormai da oltre un decennio, ma dall’altro si traduce in un aumento molto consistente di risorse europee nella programmazione 2021/2027 (tra il 10 ed il 20% in più), che ha l’obiettivo di ridurre le disparità tra i territori. Rispetto al periodo 2014-2020, nella programmazione 2021-2027 la Sardegna passa tra le regioni meno sviluppate (insieme a Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, già da tempo stabili in questa fascia), mentre Molise, Marche e Umbria si aggiungono all’Abruzzo nell’elenco delle regioni ancora in transizione. La sveglia dell’Europa, messa nero su bianco nel dossier aggiornato, ha lo scopo di vedere in queste regioni il rafforzamento della capacità amministrativa e della capacità di spendere in modo utile e produttivo i fondi che arrivano da Bruxelles. 


Il metodo
È anche cambiato il metodo di assegnazione dei fondi, in gran parte basato sul Pil pro capite ma con l’aggiunta di nuovi criteri: dalla disoccupazione giovanile al basso livello di istruzione, passando per i cambiamenti climatici nonché l’accoglienza e l’integrazione dei migranti.

Ma la questione è che l’iter per la ripartizione delle risorse nella nuova programmazione è in ritardo sulla tabella di marcia, cosa che rischia di rallentare anche la road map delle progettualità. C’è poi il tema dei finanziamenti europei per le regioni transfrontaliere, che dovranno essere più mirati rispetto al passato.


Il monito
Almeno stando a quanto emerge da una relazione speciale della Corte dei conti europea sulla cooperazione attraverso Interreg, 53 programmi che puntano ad aiutare le regioni frontaliere a realizzare il proprio potenziale economico, promuovendo la solidarietà. Di questi, otto interessano regioni italiane con confini terrestri e marittimi, comprese le Marche, per un totale di 979 milioni di euro nel periodo 2014/2020. Secondo il report, i programmi erano basati su strategie chiare per affrontare le sfide esistenti a livello transfrontaliero. Tuttavia, a causa di varie debolezze nell’attuazione e nel monitoraggio, hanno potuto sfruttare solo in parte il potenziale delle regioni interessate. Per l’attuazione del periodo di programmazione 2021/2027, la Corte raccomanda di focalizzare meglio i programmi di cooperazione e di stabilire una graduatoria dei progetti da finanziare sulla base dei meriti.

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