Apprendistato e tirocini: il reddito di cittadinanza blocca le assunzioni. L'imprenditore che non trova dipendenti: «I contratti sono poco competitivi»

I contratti per l'ingresso nel mondo del lavoro sono meno convenienti del reddito di cittadinanza
I contratti per l'ingresso nel mondo del lavoro sono meno convenienti del reddito di cittadinanza
di Massimiliano Viti
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 14:42

ANCONA - «Quando le offerte di lavoro previste dal contratto collettivo di categoria vengono confrontate al reddito di cittadinanza diventa un problema. Perché i contratti di apprendistato e i tirocini non sono competitivi». E allora succede che è il potenziale dipendente a stabilire la retribuzione per la quale è disposto ad accettare la proposta di lavoro e a rinunciare al reddito di cittadinanza.


Il caso
La testimonianza di Riccardo Donati di Telelight di Porto Sant’Elpidio, azienda specializzata in impiantistica elettrica e domotica, alla vana ricerca di dipendenti da agosto scorso, è comune a diversi imprenditori, di vari settori, interpellati in merito alla difficoltà di reclutamento del personale.

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Stando alle dichiarazioni raccolte, il reddito di cittadinanza anziché essere uno strumento capace di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro svolgerebbe il compito esattamente opposto.

Ma dire che non si trovi un dipendente per colpa del reddito di cittadinanza, è un’affermazione meno veritiera nelle Marche rispetto ad altre regioni italiane.


Il report
Lo dicono i numeri. Nelle Marche, a dicembre 2021, il reddito di cittadinanza è stato erogato a 31.410 persone con un importo medio di 496,45 euro. Secondo una analisi della Fondazione Think Tank Nord Est, che ha elaborato i dati sull’utilizzo del reddito di cittadinanza sulla base dell’ultimo report Inps contenente la lettura dei dati del 17 gennaio scorso, nelle Marche il tasso di inclusione (il rapporto tra il numero di persone coinvolte e la popolazione residente) è pari al 3%. Un valore molto contenuto.

È identico a quello della Lombardia e più basso di quello della Toscana per citare due regioni economicamente forti. Fanno meglio delle Marche solo Trentino Alto Adige (1,3), Veneto (1,8), Friuli Venezia Giulia (2,1) Valle d’Aosta (2,2) ed Emilia Romagna (2,5). Mentre Campania (15,8), Sicilia (14,6) e Calabria (12,9) formano il podio delle regioni dove il reddito di cittadinanza trova più larga diffusione.

A livello provinciale, il tasso di inclusione (calcolato con la popolazione al 31 dicembre 2020, non essendo reperibili i dati 2021 e confidando in una variazione minima dei residenti) è più basso nella provincia di Pesaro e più alto in quella di Fermo.

Nel 2021 i nuclei familiari marchigiani che hanno beneficiato di almeno una mensilità del reddito di cittadinanza sono cresciuti del 5,1% rispetto l’anno precedente. E anche questo è un valore al di sotto della media nazionale (+12,2%) e che pone le Marche al 4° posto tra le regioni con l’aumento più contenuto.


Lo strumento
In definitiva il reddito di cittadinanza si conferma uno strumento di sostegno economico sempre più utilizzato dalle famiglie italiane, ma le Marche sono una delle regioni in cui ha riscontrato meno successo che altrove. Resta inteso che l’obiettivo del provvedimento, e cioè quello di essere uno strumento in grado di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, è ancora lontanissimo dall’essere raggiunto.

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