Casoli, patron di Elica: ​«Raddoppio? Sarebbe pure ora. Le ferrovie sono all’anno zero, manca la locomotiva a vapore. Politicamente contiamo poco»

Francesco Casoli
Francesco Casoli
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Giovedì 28 Aprile 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 16:11

Francesco Casoli, patron di Elica, il raddoppio della Orte-Falconara, atteso da decenni, inizia a muovere i primi passi grazie alle risorse del Pnrr: come legge questa notizia? 
«È da tanto tempo che attendiamo quest’opera, sarebbe anche ora». 
Che impatto economico può avere un’infrastruttura ferroviaria verso Roma che realmente funzioni? 

 
«Faccio un esempio: da quando c’è l’alta velocità sulla Bologna-Firenze, è nato un lavoro “da pendolari”. La mattina i bolognesi vanno a lavorare a Firenze ed i fiorentini a Bologna. Un’infrastruttura del genere può davvero fare politica industriale, quella che ci permetterebbe di avere pendolarismo e traffico merci: far partire merci da un porto del Tirreno piuttosto che da uno dell’Adriatico, per alcune tratte, potrebbe essere conveniente».
Un assist non indifferente, per un’area cronicamente scollegata
«Esatto, altro esempio: l’apertura delle gallerie sotto Valfabbrica ha permesso di raggiungere Perugia da Fabriano in mezz’ora. Ha letteralmente cambiato il modo di lavorare e fare economia nell’entroterra. Ormai sempre più persone da Perugia vengono a lavorare a Fabriano e viceversa». 
Con una ferrovia degna di questo nome, i collegamenti farebbero un ulteriore scatto in avanti.
«Noi dell’entroterra marchigiano abbiamo vissuto sempre un po’ isolati e, con la Perugia-Fabriano, ci siamo resi conto che infrastrutture di questo tipo cambiano la prospettiva del territorio, permettono di attrarre talenti in maniera più dinamica. E permettono agli abitanti del territorio di avere un raggio d’azione molto più ampio. Questo vale per la strada e, ancora di più, per la ferrovia». 
Ferrovia che, nel collegamento con Roma, finora è sembrata più consona alle diligenze.
«Entrambe le direttrici ferroviarie che abbiamo sono ancora all’anno zero, manca solo la locomotiva a vapore. Una volta conquistato un territorio, i romani facevano come prima cosa le strade per raggiungerlo più velocemente. Ora, noi siamo rimasti un po’ ai tempi dei romani, ma in senso negativo: abbiamo quelle strade lì e, ai tempi, le ferrovie non esistevano, ma penso che se ce le avessero avute, le avrebbero fatte meglio di quelle che collegano Fabriano ad Orte». 
Un segmento importante come il lotto Fabriano-Foligno non è stato ancora finanziato: si può comunque parlare di un primo passo nella direzione giusta o è ancora troppo poco per cantare vittoria? 
«Non basta. Capisco che le Marche siano piccole e che politicamente, a livello nazionale, contiamo poco, ma negli anni abbiamo dimostrato di avere dinamismo imprenditoriale e se ci dessero una mano con questo tipo di politiche industriali, non sarebbe male». 
Quanto ha pagato, un territorio come il Fabrianese, questo isolamento infrastrutturale?
«Tantissimo. I primi tempi in cui Whirpool ha acquisito Indesit, il presidente – un tedesco che vive in America – restava sempre meravigliato dai collegamenti. Le grandi multinazionali decidono dove andare anche rispetto a questo tipo di servizi. Oggi la logistica è una delle cose più importanti».
m. mar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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