Strage di Rigopiano, otto condanne e 22 assoluzioni: la sentenza della Corte d’Appello

La tragedia del 2017. Il responso atteso alle 16 dopo dieci udienze in due mesi. Verdetto a porte chiuse. In primo grado cinque condanne lievi e 25 assoluzioni

Strage di Rigopiano, ultimo atto: oggi la sentenza in Corte d’Appello. Nel disastro morirono 6 marchigiani
Strage di Rigopiano, ultimo atto: oggi la sentenza in Corte d’Appello. Nel disastro morirono 6 marchigiani
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Febbraio 2024, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 18:56

Otto condanne e 22 assoluzioni: è il verdetto della Corte d'Appello dell'Aquila per la tragedia di Rigopiano. I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l'ex gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso. Oltre all'ex prefetto Provolo, che dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d'ufficio, sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola.

Rigopiano, 8 condanne e 22 assoluzioni. I parenti delle vittime: «Ci aspettavamo di più»

«Ci aspettavamo di più. La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l'ex prefetto per depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggi avessero preso tutti l'ergastolo a me non cambiava nulla. Potevo guardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere per darti giustizia». Sono queste le parole di Alessio Feniello, padre di Stefano - il giovane di 28 anni morto, insieme ad altre 28 persone, sotto le macerie dell'hotel Rigopiano il 17 gennaio 2017 - dopo la sentenza in Corte d'Appello.

Dopo oltre due mesi di udienze (la prima il 6 dicembre scorso) e a poco meno di un anno, 23 febbraio scorso, dalla sentenza di primo grado al Tribunale di Pescara per la tragedia dell’Hotel  Rigopiano si è concluso il processo di secondo grado alla Corte d’Appello, relativo al disastro del 18 gennaio 2017 quando, alle 16.49, una valanga travolse e distrusse il lussuoso resort alle pendici del versante pescarese del Gran Sasso, provocando la morte di 29 persone, tra cui sei marchigiani. Dieci udienze in cui tutto sommato non ci sono stati particolari colpi di scena (a parte alcune eccezioni tecniche come la legittimità dei ricorsi presentati per l’ Appello dai due pm di Pescara) e la Carta localizzazione pericolo valanghe (Clpv), mai attivata dalla Regione Abruzzo, tirata in ballo dai legali del sindaco di Farindola (Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi) e per dimostrare che in presenza di quella carta avrebbe avuto strumenti per effettuare interventi preventivi; nel mezzo una lunga serie di perizie che non hanno portato a un quadro di totale chiarezza.

Per il resto tutti gli imputati tra assolti e condannati in primo grado si sono riportati sostanzialmente alle ricostruzioni dei fatti formulate attraverso gli avvocati di fiducia in primo grado dinanzi il gup, Gianluca Sarandrea.

Video

PORTE CHIUSE
È stato già annunciato nell’ultima udienza, che la lettura del dispositivo di sentenza - prevista a porte chiuse (come tutte le udienze) - non avverrà prima delle 16. Il collegio dei giudici presieduto da Aldo Manfredi dovrà decidere sui numerosi ricorsi presentati: primo fra tutti quello della procura di Pescara, contro l’assoluzione per 25 dei 30 imputati. In primo grado furono condannati il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta (due anni e otto mesi); i dirigenti della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (tre anni e quattro mesi ciascuno); sei mesi ciascuno per l’ex gestore Bruno Di Tommaso ed il geometra Giuseppe Gatto. In quella occasione l’accusa di disastro colposo cadde per molti dei principali imputati, tra i quali l’ex prefetto Francesco Provolo, per il quale il pool della procura coordinato dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e composto dai sostituti procuratori Anna Benigni e Andrea Papalia, aveva chiesto 12 anni; l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, per il quale erano stati chiesti sei anni. Assolti anche tecnici e dirigenti regionali in uno scenario, secondo l’articolato impianto accusatorio, di diffuse responsabilità su vari fronti, dai permessi di costruzione dell’albergo, alla gestione dell’emergenza di quei giorni drammatici sul fronte delle condizioni atmosferiche, alla gestione dei soccorsi, fino ad una presunta vicenda di depistaggio in merito alla telefonata di Gabriele D’Angelo, dipendente dell’albergo e una delle vittime, che aveva allertato la Prefettura sulla situazione di pericolo, fatta sparire.

Video

Alle 9,30 nell’aula Magna del Tribunale previste eventuali repliche poi il collegio si ritirerà in camera di consiglio per decidere. Ad attendere il verdetto i famigliari delle vittime che fin dal primo giorno dell’avvio delle udienze con magliette raffiguranti i lori cari e lo striscione “Mai più” sistemato all’atrio del corridoio che conduce all’Aula magna, hanno seguito tutte le dieci udienze anche loro costretti a restare fuori dalla “battaglia” legale ma con la mente rivolta alla speranza di avere da parte loro piena giustizia.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA