Massimo è partito da Assisi per arrivare a Loreto. Il suo Cammino solidale per aiutare famiglie e bambini autistici: "Se fai del bene ti torna cento volte"

Massimo Pedersoli
Massimo Pedersoli
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 18:26

ASSISI - Per fare un dolce buono non basta usare i giusti ingredienti ma bisogna anche dosarli ed amalgamarli  bene. Lo sanno bene gli organizzatori e il protagonista del cammino solidale “Siamo Grandi!” che è partito ieri, giovedì 21 ottobre 2021, da Assisi per giungere a Loreto mercoledì prossimo: la lucida follia e la travolgente generosità di un camminatore seriale come Massimo Pedersoli si sono perfettamente fuse con la passione e la determinazione che solo un genitore “speciale” può mettere in campo.

E quelli di Omphalos Odv Famiglie e Autismo di “speciale” hanno tante cose, a cominciare dai loro figli dall’anima spesso intrappolata da qualcosa che nessun medico è riuscito ancora a spiegare, ma così colorati di emozioni, sensazioni, percezioni che dopo che li hai conosciuti non li dimentichi più.

Massimo Pedersoli ha una storia tutta sua, in cui il confine tra follia e generosità è davvero sottile, appunto. È un giovane di 33 anni quando decide di andare a visitare Chernobyl, il luogo di quella tragedia che era avvenuta nell’86, pochi mesi dopo la sua nascita. Va, vede cammina, scatta fotografie, riflette, si stupisce della malvagità dell’uomo e ringrazia Dio di essere nato, visto che molte donne, anche in Italia, in quel periodo avevano deciso di abortire per paura di veder nascere figli diversi. Torna. Ma torna diverso.

Che cosa è successo a Chernobyl?

Mi si sono aperti gli occhi.

Ho visitato Pripyat che nel 1986 era conosciuta come la città dei fiori, un luogo in cui tutti avrebbero voluto vivere. Era lì, distrutta, abbandonata da quasi 50 mila persone in pochi minuti. Ho capito che dovevo fare qualcosa di più per essere felice. Il lavoro non mi bastava, avevo bisogno di “fare” per gli altri e soprattutto per i bambini che hanno pagato e continuano a pagare il prezzo più alto di questa tragedia. Sono tornato a casa, ho organizzato alcune mostre per una associazione che si occupa della loro accoglienza, ho lasciato il lavoro e ho deciso di organizzare quello che per me doveva essere un viaggio di rinascita, da Genova a Barcellona, a piedi, passando per Santiago de Compostela. Il cammino è stato abbinato ad una raccolta fondi per quella associazione, ma purtroppo, a causa della pandemia non sono riuscito a portarlo a termine.

Ed è qui la tua grande generosità si sposa con la tua lucida follia: per realizzare il tuo progetto hai lasciato il lavoro. Di cosa vivi?

Ho poche esigenze, vivo ancora con in miei e ho ancora un po’ di risparmi da parte. Vivo di poco, di quella che si potrebbe definire “provvidenza”. Certamente non tengo nulla per me delle raccolte fondi che promuovo. Neanche un euro.

La tua famiglia cosa pensa di questa tua scelta?

Mi seguono da lontano e sono molto orgogliosi di me per quello che faccio, anche se mia madre ogni tanto mi ricorda che esistono anche i lavori “normali”.

Hai parlato di provvidenza. Che rapporto hai con la fede?

Non so se chiamarla fede o spiritualità. Sono certo che sei fai del bene ti torna il centuplo. Ho sperimentato che i luoghi di fede ti riempiono di una forza straordinaria e di danno emozioni forti.

Il tuo cammino dei prossimi giorni terminerà a Loreto, uno dei Santuari più importanti del mondo…

E per la prima volta! Non sono mai stato nelle Marche e quindi entrerò per la prima volta nel Santuario di Loreto. Ho deciso di venire in questa regione dopo che ho conosciuto l’Associazione Omphalos. Ho pensato che delle persone così belle non potevano che vivere i posti belli. E ho deciso di organizzare il cammino attraversando un pezzo della regione.

Come hai conosciuto Omphalos?

Beh, per caso. La mia vicina ha un figlio autistico e ho cominciato a fare delle ricerche sul Web. Mi sono imbattuto in una raccolta fondi online che l’associazione aveva messo in piedi. Li ho chiamati e ho detto: posso aiutarvi? Posso camminare per voi? Credo che all’inizio anche loro abbiamo visto la mia follia, ma si vede che gli è piaciuta. Ho percorso per loro il cammino di Sant’Antonio e quello di San Francesco, da Padova ad Assisi. Lì ci siamo conosciuti personalmente, ed è stato amore a prima vista. Ed ora eccomi qui.

Veniamo al Cammino “Siamo Grandi!”, percorrerai 155 km circa divisi in sette tappe durante le quali toccherai quindici comuni. Come ti organizzi per mangiare e bere durante i cammini?

Di solito Decido l’ora della partenza e parto. Quando mi stanco mi fermo, quando ho fame mangio. Cerco di organizzare le soste in posti molto economici o dormo in tenda, dormo, e poi riparto per la tappa successiva. Ma stavolta ho la sensazione che qualcosa sarà diverso, che lungo la strada farò qualche incontro interessante.

Questo lo scopriremo insieme. Ma una volta terminato questo cammino, quali sono i progetti? Cercherai un lavoro per far contenta la mamma?

Mi sa proprio di no. Tornerò a viaggiare per Chernobyl, stavolta in bicicletta. Mi è rimasta nel cuore una associazione di quelli che vennero definiti Liquidatori. Persone, oltre 600 mila, per lo più soldati dell’Armata Rossa, che ricevettero l’ordine di “liquidare” tante situazioni nella zona della tragedia. Andavano dove i robot andavano in tilt a causa delle radiazioni, si occupavano di tutto, ma proprio di tutto. Partirò da Genova, raggiungerò Trino Vercellese, la centrale nucleare più vicino a casa mia, andrò a Kiev e poi a Slavutych, città a 30 km da Pripyat, al confine con la Bielorussia. Credo che sarà una bella esperienza. Ma ora pensiamo a OMPHALOS e al progetto “Siamo Grandi!”. 

Seguite il Cammino Solidale, per le donazioni  https://www.retedeldono.it/it/progetti/omphalos/con-te-siamograndi

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