Valter Scavolini: «Riavrò le bocce ma sarà come nel dopoguerra. Adesso meno burocrazia, più velocità e infrastrutture»

Valter Scavolini
Valter Scavolini
di Simonetta Marfoglia
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Martedì 1 Giugno 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 22:30

PESARO - La cosa più difficile è essere persone normali. La citazione è di Vasco Rossi, forse Valter Scavolini non la conosce (è riportata nel libro “La versione di Vasco”) ma nel suo essere “eccezionale” - alzino le mani quanti a nemmeno 20 anni hanno fondato un’azienda che non faccia parte della Silicon Valley e che da 60 mantiene salda la leadership nel suo settore - ciò a cui aspira maggiormente il patron è la riconquista di una normalità giocoforza stravolta. E forse il futuro immaginato da Scavolini è quello in cui vorremmo rispecchiarci tutti noi.

Garanzie e credito diretto: Uni.Co. è diventato grande. Sempre più forte il sostegno alle piccole imprese

  

Presidente Valter Scavolini, la vede la luce?
«Speriamo. E sarà come essere usciti da una guerra... tutti quei morti, le ripercussioni mondiali. Anzi, dalla guerra non siamo ancora usciti. E c’è solo un mezzo per venirne fuori».


Quale?
«Vaccinarsi. Tutti. Senza se e senza ma. Se parliamo di futuro, se vogliamo immaginare quello che verrà lasciandoci quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo alle spalle, allora non si può prescindere. Vacciniamoci e poi discutiamo di quello che sarà. In famiglia il vaccino lo abbiamo fatto tutti, io, mia moglie Marisa, i mie figli. Ho fatto il Pfizer, primo e secondo richiamo, è andato tutto bene, ma avrei fatto qualsiasi cosa fosse stata disponibile. Vorrei che chiunque ne comprendesse l’importanza se vogliamo affrontare la ripartenza».


Ha parlato di guerra. Alla fine di ogni guerra si ricomincia. Lei come mobiliere ne sa qualcosa visto che siete un simbolo del boom a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60.
«Altri tempi.

Ora la società è cambiata, diversa e molto più complessa. Quando io e mio fratello abbiamo iniziato mancava tutto e si aveva bisogno di tutto. C’erano solo biciclette. Abbiamo avuto l’intuizione giusta, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cominciato a fare. Il fare, comunque, va sempre bene».


A livello personale e umano da dove comincerà la sua ripartenza?
«Dal riprendere quello che ho sempre fatto prima, abitudini consolidate da oltre 50 anni: rivedere gli amici, qualche serata insieme, in vacanza al mare e in montagna. Con la pandemia sono venute meno tanti piccole cose che facevano parte del nostro quotidiano e che davamo per assodate. I miei amici, per esempio, sono quelli di sempre, di una vita. Ci si vedeva il sabato, si stava insieme. Se ci penso, fino al Covid, non c’è mai stato un sabato in cui non ci si ritrovava, ora a casa dell’uno o dell’altro, qualche volta a Villa Montani. Andremo a cena fuori, ma non troppo spesso. E tornerò a giocare a bocce, in campagna. Mi diverte. Non è che vado a stravolgere le mie abitudini adesso. Ricomincio da quello che si è dovuto lasciare».


Andrà in vacanza?
«Confido di poter trascorrere un po’ di giornate al mare nella casa in Sardegna e qualche altro giorno a Madonna di Campiglio. In realtà anche l’anno scorso in Sardegna siamo riusciti andarci, ma quest’anno sarà diverso, avrà un altro gusto e ci andrò più tranquillo proprio grazie al vaccino. E spero di tornare in montagna, mi è sempre piaciuta e mi piaceva sciare, ma ormai non me la sento più. Sa, non c’è solo il Covid di cui tener conto, ma anche l’età anagrafica che mi ricorda che si va verso gli 80 anni. E la carta d’identità non fa sconti. Sono sempre stato appassionato di bici, ma da quando ho avuto un brutto incidente ho smesso. Non c’è mai stato un divieto, ma è solo una questione di buon senso, di sapere dire basta al momento giusto. E allora cammino, ho sempre camminato, anche durante il lockdown, nel parco di casa. Ecco.... camminare, continuerò a farlo per tenermi in movimento».


A proposito, quest’anno saranno anche i 60 anni della Scavolini, fondata nel 1961..
«Già, 60 anni. Avremmo avuto piacere di festeggiare il 60esimo con la stessa intensità delle celebrazioni per i 50 anni, ma ovviamente non potremo farlo. Organizzeremo qualcosa di più semplice e intimo. Sicuramente questo anniversario non lo intenderò come un traguardo ma come un segno di continuità per tutti gli anniversari a venire. A suo modo è un ripartire anche questo. Il domani è crescita, andare avanti, adeguarsi ai tempi, innovarsi e non rimanere obsoleti».


Come imprenditore ha fiducia?
«Siamo sulla strada giusta. Ci sono settori che sono stati travolti dal Covid, penso al turismo per esempio, ma recupereremo. Spero che il governo dia una mano. Ho una grande fiducia in Draghi, mi piace e la ritengo la persona giusta al posto giusto. Ma i politici devono fare meno chiacchiere e più fatti. Si parla troppo. Dobbiamo ripartire? Bene, che si riparta. Ma le imprese vanno aiutate: meno burocrazia, più velocità e acceleriamo con grandi opere, infrastrutture e riforme. Personalmente, per quanto riguarda il nostro settore, il mobile, stiamo già recuperando e contiamo di recuperare del tutto entro la fine del 2021. Ripongo ottimismo e fiducia. Senza ottimismo non c’è futuro. E senza fiducia non si va da nessuna parte».


D’altronde l’emergenza ha fatto riscoprire l’importanza della casa...
«Sì, siamo diventati molto più domestici e di conseguenza la casa è diventata sempre più importante sotto l’aspetto del comfort. La gente chiede uno spazio da vivere più curato e accogliente».


Pesaro si appresta a inaugurare con la fine del Rof, anche il vecchio palazzetto rinnovato, il PalaScavolini, un altro segnale...
«E’ un po’ che non ci passo da quelle parti, ogni tanto buttavo un occhio ai lavori. Ho piacere che venga portato a termine. Penso che sia una bella struttura per la città. E penso a quanto ha significato quel posto per i pesaresi. Come Fondazione Scavolini siamo sempre stati contenti di poter dare una mano a Pesaro, è un bel contributo ed è un segno che rafforza il legame». 


Proviamo a ripartire alla grande? Il suo ritorno nel basket, da protagonista... Pesaro e non solo, impazzirebbe...
«Eh.... il basket è un ciclo, bellissimo, che si è chiuso. Resto nel consorzio e stop. Come dicevo, non ho più l’età».

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