Lucia Mascino, serie con Amazon e ritorno in teatro: «Il futuro? Meno cose e più relazioni di qualità»

Lucia Mascino. L'attrice anconitana parla del futuro dello spettacolo e non solo
Lucia Mascino. L'attrice anconitana parla del futuro dello spettacolo e non solo
di Edoardo Danieli
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Sabato 29 Maggio 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 22:31

ANCONA - Oggi, 30 settembre 2021, cosa farà Lucia Mascino?
«Sarò attrice per portare avanti i miei progetti, continuerò ad essere pubblico degli spettacoli degli altri per proseguire l’esperienza della condivisione dei sentimenti, vivrò in una città perché non è importante dove si vive ma come si vive, sarò immersa in quella grande trasformazione che stiamo vivendo che non è solo il lascito della pandemia».

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Vada piano, quanta carne al fuoco. A quale trasformazione si riferisce?
«Io sono molto colpita, per esempio, dal dibattito sul gender, trovo che ci sia una sensibilità che sta cambiando e che per certi versi è entusiasmante.

Pensi al primo sindaco gallese che si definisce “non binario”. Tempo fa, non sarebbe stato un argomento rilevante, sarebbe stato liquidato con un “vabbè che differenza c’è, andiamo avanti”».


Invece, adesso?
«Il fatto che adesso ci sia una persona, non binaria appunto, che cancella la lettera finale della parola sindaco e la sostituisce con un asterisco, mi lascia stupefatta. Diventa quasi incomprensibile se preso a se stante ma è chiaro che fa parte di un movimento più grande in cui anche un simbolo come una lettera sottolinea l’importanza del tema che è l’identità senza discriminazioni. Spero che un giorno arriveremo a non aver bisogno della x per essere certi di essere in una società inclusiva».

Non sono anni di stasi, quindi, il cambiamento sta arrivando?
«Ma, sa, avendo lavorato con Nanni Moretti, ritengo che “le parole sono importanti”. Rispetto ad argomenti come razzismo, omofobia, violenza sulle donne che sono carne viva, è altrettanto importante chiedersi che cosa ci spaventa dall’indossare la gonna o i pantaloni o tutti i colori? Io la vedo questa trasformazione, è nell’aria che sta cambiando. Faccio un esempio, Rula Jebreal».


La giornalista che ha accusato la trasmissione Propaganda Live di maschilismo.
«Seguo Propaganda, sta nelle mie corde, mi piace ma io non lo avevo notato. Ed è stato giusto evidenziarlo».


Ma di ostacoli al cambiamento, parlando di genere, continueranno ad essercene.
«Ancora c’è una divisione. Guardiamo ai ruoli femminili nel mondo dello spettacolo: se fai un progetto che entra nelle tv generaliste, le donne devono essere un po’ rassicuranti, materne. Lo capisco e capisco il bello di questo aspetto, è la parte preziosa del femminile, ma lo può dare anche il maschile. La divisione è fuori tempo, la trovo brutta, ma c’è un grido di cambiamento rispetto alla società di cultura maschilista. Anche un concetto appiccicato con lo scotch come quello delle quote rose ha fatto fare qualche passo avanti. Adesso ci sono molte protagonisti femminili, ma è una moda, non una scelta di diritti».


Protagoniste femminili, entriamo nel vivo della sua carriera. Il teatro.
«Oggi (ieri per chi legge ndr) andrò a teatro per la prima volta dopo 8 mesi a vedere lo spettacolo di Martone con Donatella Finocchiaro. Mi piace fare il pubblico, anzi in certe sale come il teatro India di Roma ho la stessa frequenza delle maschere. È la parte off dell’Argentina dove andrò nel gennaio 2022 con il monologo “Smarrimento” che ha avuto due inverni senza scena».


Ecco, da attrice e da spettatrice, come sarà il pubblico?
«Il pubblico del teatro non sarà molto cambiato, mi preoccupa di più quello del cinema perché c’è il rischio che si annacqui la differenza tra schermo grande e piccolo. Voglio dire: nello spettacolo teatrale il pubblico ha un ruolo che non si potrà perdere; lo spettatore del cinema può invece essersi abituato a vedere i film nel salotto di casa in streaming, anche se non è ovviamente la stessa cosa perché è più forte piangere insieme a uno sconosciuto. Credo che il cinema debba lavorare attorno a progetti e che debba essere sostenuto ma l’ho scritto su Instagram: mi fido del cinema. Le file alle 6 di mattino mi rassicurano».


A proposito di social, giovedì ha annunciato la sua partecipazione alla serie Bang Bang Baby dove, dice, sarà riccia.
«È la prima serie italiana di Amazon, una produzione con uno sguardo internazionale, che uscirà l’anno prossimo. Per me era una sfida importante perché sentivo di fare qualcosa, a cavallo degli stili, che avesse una forte caratteristica. Sono contenta che chi l’abbia visto abbia commentato: non assomiglia niente a quello che si è già visto».


Il teatro, invece, come starà?
«Se resiste da più di duemila anni, non credo che si perderà l’esperienza dello scambio tra attore e spettatore».


La televisione?
«Ho percepito l’evoluzione e il cambiamento di cui parlavo all’inizio in una fiction della Rai: Chiamami ancora amore. Scritta benissimo, recitata benissimo, ma in cui, soprattutto, la qualità non è data dal voler appagare il pubblico, ma dal voler portare avanti il gusto del pubblico».


Metropoli, città di provincia, campagna connessa alla rete. Dove vivrà Lucia Mascino?
«Non importa dove vivremo ma come. Consumando meno e dando più valore alla relazione con gli altri. A una vita con meno cose ma con più qualità».

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