Torrette, il piano per smaltire le liste d’attesa? «Turni serali e sconti dai privati»

Gozzini: «Pronto soccorso sotto stress? Manca il filtro della medicina territoriale, un male comune in tutta Italia»

Il piano per smaltire le liste d’attesa: turni serali e sconti dai privati
Il piano per smaltire le liste d’attesa: turni serali e sconti dai privati
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 11 Aprile 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 15:25

ANCONA Ribalta il paradigma, Armando Gozzini. Il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria delle Marche, a Torrette, sposta il piano d’osservazione: «Pronto soccorso sotto stress? Non è inadeguata la pianta organica, è frutto di un cattivo rapporto tra nosocomio e territorio». Un difetto di sostanza che, per il dg, non è una caratteristica di Ancona, né delle Marche, ma dell'Italia tutta. Le cifre sono un denominatore comune. «Oltre la metà di chi arriva - rammenta - sono codici bianchi o verdi, ovvero non gravi: significa che manca il filtro della medicina territoriale, snodo essenziale per decongestionare l’emergenza». 

 

La trincea 


Un vanto se lo concede, Gozzini: «Noi siamo tra i pochi a non usare le cooperative».

Torna a insistere sul ruolo di trincea della struttura che dirige: «Non siamo nati per gestire casi che richiedono prestazioni terapeutiche semplici, dobbiamo assicurare assistenza a pazienti con una o più funzioni vitali compromesse o a rischio». Nella mappa dei punti dolenti vorrebbe depennare la voce “fuga dei primari”, da via Conca: «Una decina - ripassa a memoria le cifre che hanno destato scalpore - usciranno per sopraggiunto limite pensionistico, una sola, Lina Zuccatosta, della pneumologia, ha scelto di andare a Napoli. Forse - tenta la carta dell'ironia - le piace il Vesuvio». 


Spostandosi nel quadrante sindacale, Giuseppe Donati, battente bandiera Cisl, all’uso non appropriato che si fa del pronto soccorso intreccia un altro filo, nell’ordito delle difficoltà: «In vent'anni la rete dell’urgenza è stata centralizzata, depotenziando i punti di primo intervento, periferici e di supporto». Erano, per il segretario regionale, un corollario fondante che non possono trovare soluzione nelle tanto sospirate case della salute, luoghi che dovrebbero offrire i servizi socio-sanitari di base. «La gente - fa notare - si regola sul tempo. Se la presa in carico non è esaustiva, la seconda volta non torna». Atavico è per lui il dramma delle liste d’attesa, e tale continuerà a essere. «Non si risolve se non si deciderà di dilatare gli esami diagnostici e le visite ambulatoriali su 12/15 ore di servizio, anche nelle ore serali. E qui il problema della strumentazione adeguata alle necessità si somma a quella degli addetti alle cure». Donati avverte: «Con il criterio delle prestazioni aggiuntive non ci si riorganizza: del milione di euro che era stato stanziato l'anno scorso sono avanzati 300mila euro. La dimostrazione che la scelta non paga». L’epilogo: «Non si può estremizzare un sistema e chiedere sempre agli stessi operatori, medici o infermieri, di rinchiudersi in corsia. Il personale va assunto». 

Le linee


Con Nicoletta Natalini si naviga in direzione Ascoli e dintorni. La direttrice della Ast5 non spezza la logica del ragionamento, la integra. «Il problema della scarsità dei camici bianchi è nazionale. Si accentua sul fronte di alcune specialità, come allergologi e dermatologi». Come per effetto domino, giunge all'inevitabile conseguenza. «Sulle liste d'attesa è necessario muoversi su due linee. La prima: potenziare l'offerta. La seconda: appropriatezza della domanda». Per incrociare il dato si affida a un rapido conto: «Dal 2019 a oggi le richieste di prestazioni sono aumentate del 60%». Ma resta la spina delle risorse umane insufficienti a smaltirle. «Per questo motivo - aggiunge - ho scritto alle strutture private del territorio, affinché ci diano una mano, chiedendo loro uno sconto del 5%. Una possibilità che per la prima volta è prevista in Finanziaria, senza intaccare il tetto di spesa, con risorse spot». Altro giro, del paradigma.

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