Il primario Maracchini: «Manca il personale, nessuno vuole lavorare nei Pronto Soccorso»

Il primario Maracchini: «Manca il personale, nessuno vuole lavorare nei Pronto Soccorso»
Il primario Maracchini: «Manca il personale, nessuno vuole lavorare nei Pronto Soccorso»
di Véronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Novembre 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 07:19

Arrivano nuove linee guida organizzative regionali per la presa in carico nelle strutture di emergenza urgenza. Gianfranco Maracchini, primario del Pronto soccorso di Senigallia: cosa si aspetta da questo nuovo documento di riferimento? 
«Si tratta di misure che inquadrano il servizio affinché sia garantita la missione del Pronto soccorso, ossia dare risposte tempestive, adeguate e ottimali ai pazienti giunti in ospedale in modo non programmato, affrontando le situazioni di emergenza e urgenza clinica e assistenziali, attuando tutti i provvedimenti immediati salva vita. Ma rimangono linee di indirizzo che vanno attuate da persone e con posti letto a disposizione».

E quindi?
«Purtroppo continuano a mancare le persone e non è colpa della Regione».

Ma non sono arrivati recentemente dei medici a Senigallia?
«Sì ed è già un primo passo.

Sono in sette e tutti neolaureati che lavorano nella medicheria e quindi si occupano dei codici minori. Ma da contratto possono lavorare da 12 a 30 ore. Alcuni fanno il minimo, altri 18 e curano i codici bianchi e verdi e qualche azzurro».

Codici che riguardano tante persone che si presentano al pronto soccorso.
«E sono un prezioso aiuto considerando che sono quelli che devono aspettare di più. Questo riduce i tempi di attesa, dà una risposta tempestiva ai pazienti e ci aiuta per le pratiche infortunistiche. Poi, a Senigallia, abbiamo anche potenziato i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, percorsi rapidi per inviare direttamente il paziente da specialisti come l’otorino, il pediatra, l’oculista. Ma tutto questo non risolve il fatto che a Senigallia siamo solo quattro medici strutturati che non riescono a coprire un turno per affrontare i codici azzurri, arancioni e rossi». 

Siamo di nuovo alla casella di partenza?
«Direi che non siamo mai partiti da quella casella. I soliti problemi di personale e di posto letto. Partiamo dal personale: i concorsi ci sono stati, ma purtroppo continuano ad andare deserti. I giovani medici non partecipano e quelli che partecipano non sempre si presentano. Il Pronto soccorso non le interessa».

Perché?
«Troppe ore, tante responsabilità. La Regione ci è venuta incontro riconoscendo un aumento per le prestazioni aggiuntive, ma non può risolvere il problema. Comunque i pochi medici in servizio devono lavorare ancora di più».

La soluzione?
«Modificare il contratto di lavoro che dovrebbe prendere atto dei sacrifici e della scelta di chi lavora in Pronto soccorso di non poter lavorare nel privato. In pratica, ci vorrebbe a livello nazionale un’indennità specifica per chi lavora nelle urgenze. Comunque, nel caso delle linee di indirizzo c’è anche il problema dei posti letto».

I numeri nei reparti sono rimasti gli stessi?
«Il problema è che, se un reparto è pieno, lo è perché ha dei pazienti da curare e quindi per liberare dei posti devono essere dimessi. La struttura di assistenza a domicilio ha spazi per curare i pazienti cronici dimessi e ricollocati a domicilio?». 

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