Senigallia, pronto soccorso a imbuto, il primario Maracchini: «Facciamo turni massacranti senza alcun riconoscimento»

Senigallia, pronto soccorso a imbuto, il primario Maracchini: «Facciamo turni massacranti senza alcun riconoscimento»
Senigallia, pronto soccorso a imbuto, il primario Maracchini: «Facciamo turni massacranti senza alcun riconoscimento»
di Véronique Angeletti
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Domenica 19 Febbraio 2023, 03:30
Gianfranco Maracchini, primario del pronto soccorso di Senigallia dal 2011: quanto la preoccupa il numero sottodimensionato dei medici nel suo reparto?
«Mi preoccupa ma, purtroppo, sono anni che conviviamo con la carenza dei medici. Per garantire le 12 ore di tutti i turni, assicurare ai medici i riposi, dare ad ognuno delle ferie regolare dovrei avere a disposizione 15 medici a 38 ore settimanali. Mentre attualmente, inclusa la mia figura, siamo 5 medici strutturati a cui si aggiungono altri 4 medici a contratto». 
Con quali orari?
«Uno impegnato per un massimo di 30 ore settimanali, uno per 12 e due dalle 18 alle 24. Con il nostro personale riusciamo a coprire due turni su tre e per gli altri turni vengono in supporto medici di altri reparti che, volontariamente, prestano servizi aggiuntivi o vengono medici dalle cooperative sanitarie».
Qual è il budget per le prestazioni aggiuntive e, quindi, far lavorare nel suo reparto medici che fanno parte del Sistema sanitario nazionale?
«Ho a disposizione un monte di ore. L’anno scorso era di 2400 ore di cui ho ancora una rimanenza». 
Perché l’anno scorso non ha esaurito del tutto il suo monte ore? «Non sapendo quando le direttive che stabiliscono il numero delle ore saranno emanate, accantoniamo un certo numero di ore per garantire l’inizio dell’anno. Comunque, sono ore che dobbiamo gestire bene e, in ogni caso, sono del tutto insufficienti, motivo per cui abbiamo bisogno dei cosiddetti “medici a gettone” in servizio presso le cooperative private». 
Perché parla di “gestire” le ore?
«Senigallia è un pronto soccorso che ha un’affluenza di circa 28mila pazienti all’anno con dei picchi importanti durante la stagione turistica a luglio e agosto. Le ore di prestazioni aggiuntive vanno usate nei periodi dove abbiamo più necessità». 
Quali sono i pro e i contro del servizio dei medici a gettone? 
«Il pregio, nel nostro caso, è che sono dei professionisti dell’emergenza urgenza, alcuni ex medici dei Ps dell’Emilia-Romagna. Ma il problema non sono loro: è l’atmosfera nella quale sono costretti a lavorare i medici del Ssn». 
Ovvero?
«Turni massacranti, un reparto imbuto e un non riconoscimento del valore della figura del medico d’urgenza».
Può spiegare meglio? 
«Con la diminuzione del numero totale dei pronto soccorso, siamo il punto di riferimento di un quantitativo sempre maggiore di pazienti, il che stressa i pochi dottori in reparto. Poi, spesso sono pazienti anziani, indice che va riorganizzata l’assistenza territoriale. Anche se il problema vero è che mancano medici perché l’emergenza non è una specializzazione che consente di lavorare privatamente e questo sacrificio non è riconosciuto nello stipendio». 
 
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