Draisci: «Il privato? Bella realtà d'impresa che può e deve integrare l'offerta»

Draisci: «Il privato? Bella realtà d'impresa che può e deve integrare l'offerta»
Draisci: «Il privato? Bella realtà d'impresa che può e deve integrare l'offerta»
di Martina Marinangeli
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Domenica 16 Aprile 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 11:58

Antonio Draisci da domani si insedia come nuovo direttore del Dipartimento Salute della Regione. Prende in mano le redini della sanità marchigiana con la riforma del sistema in atto. Un po’ come mettersi alla guida di un treno già in corsa: come vive questa sfida?
«Con la giusta dose di entusiasmo e senso di responsabilità che hanno contraddistinto il mio percorso professionale da sempre, nella consapevolezza che i programmi di lavoro avviati e da avviare sono impegnativi. Il mio senso del dovere mi condurrà in questo sfidante percorso anche per ripagare la fiducia che la giunta e l’assessore Filippo Saltamartini hanno riposto in me».

La riorganizzazione stenta a partire, con le 5 Ast commissariate fino al 31 maggio. Lei ha guidato fin qui quella di Macerata: pensa che il fatto di non aver ancora dei direttori rallenti l’attività delle Ast?
«Nell’Ast di Macerata abbiamo condiviso l’idea che la durata dell’incarico a tempo determinato non avrebbe influenzato le nostre scelte. Ci occupiamo di salute dei cittadini, quindi abbiamo lavorato con i tempi ordinari per dare compimento alla legge regionale 19».

Uno dei problemi più sentiti dai cittadini marchigiani è quello delle liste di attesa: nel Piano socio sanitario sono previste misure per accorciare i tempi, ma nell’immediato cosa si può fare?
«Proprio perché è un tema sentito dai cittadini, sono stati attivati da mesi tavoli permanenti con incontri dedicati che lo stesso assessore Saltamartini presiede, di cui fanno parte i dirigenti responsabili delle liste d’attesa delle singole aziende. In questi incontri vengono analizzati i dati settimanali della domanda di prestazioni e dell’offerta, nonché tutte le misure di potenziamento che il Sistema sanitario regionale riesce a mettere in campo per ridurre le eventuali asimmetrie rispetto al bisogno di richieste di prestazioni ambulatoriali dei cittadini, anche attraverso l’acquisto presso i privati convenzionati». 

Altro nodo è quello della mobilità passiva, in particolare per la provincia di Pesaro da cui lei proviene: cosa si deve fare per invertire il trend?
«Per ridurre il divario tra mobilità attiva e passiva si deve partire dai dati che riguardano i seguenti parametri: regioni di destinazione, motivazioni della migrazione sanitaria, grado di complessità dei ricoveri per le principali aree di fuga, tipologia di diagnosi coinvolte.

Per il tema mobilità passiva, in particolar modo nelle aree di confine con altre Regioni, occorrerà trovare mix di soluzioni attraverso la costruzione o il potenziamento delle reti cliniche, creare punti di attrazione/eccellenza per quelle patologie interessate (come ortopedia, cardiologia interventistica), ottimizzare la rete di offerta nelle diverse zone del territorio regionale».

Nelle scorse settimane è scoppiata la polemica politica sull’utilizzo della sanità privata nel pubblico. Da tecnico, qual è la sua opinione in merito? 
«Il privato è una bella realtà di impresa nella nostra Regione che può e deve integrare la risposta alla domanda di salute da parte dei cittadini. I rapporti e le modalità di intervento della sanità privata sono e saranno regolate da norme ed accordi, come il decreto Concorrenza che offre grandi opportunità».

Lei è stato direttore amministrativo di Marche Nord: come ha vissuto la decisione, dettata dalla riforma sanitaria regionale, di inglobare l’azienda ospedaliera nell’Ast 1?
«La riforma non ha toccato solo l’azienda ospedaliera Marche Nord, ma l’intero assetto organizzativo del Ssr e, come previsto nel complesso articolato dalla legge regionale 19, la lettura degli obiettivi che la riforma si prefigge non va slegata dai contenuti previsti dal Piano socio sanitario. Piano basato su principi di integrazione tra sanità e sociale, miglioramento dell’assistenza ospedaliera e territoriale, sviluppo di ospedali di alta specializzazione e strutture minori diffuse su tutto il territorio. E ancora: un ottimale utilizzo delle risorse regionali, nazionali (Fondo sanitario) ed europee (Recovery Fund). Aggiungo una cosa».

Prego.
«Il vero attore del cambiamento sarà il grande patrimonio professionale presente nel nostro sistema sanitario».

A proposito dell’ottimale utilizzo delle risorse del Pnrr, il Pd parla di ritardi sulla tabella di marcia per la realizzazione di Ospedali e Case della comunità: a che punto siamo?
«Non ho elementi sufficienti per poter dichiarare il tempo/programma perché conosco solo quello dell’Ast di Macerata e ad oggi non ci sono ritardi. Tuttavia, sarà uno degli argomenti nel programma di lavoro subito dopo il mio insediamento».

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