ANCONA - Milano resta saldamente in testa alla classifica italiana per valore aggiunto pro-capite da oltre vent’anni. E centra un risultato tre volte e mezzo superiore a quello generato da Agrigento, fanalino di coda italiano. Nel mezzo, si piazzano le province marchigiane: nel 2022 Ancona, Ascoli Piceno e Pesaro Urbino hanno migliorato la propria posizione (Fermo scende, Macerata resta immobile) nella graduatoria basata sul valore aggiunto, ma non si registrano exploit. Un quadro di (quasi) statica stabilità quello registrato dall’analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale. Una misurazione che testa lo stato di salute della ricchezza e dell’economia dei territori.
Il segnale positivo
Più nello specifico: la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali.
Con il segno più anche Pesaro Urbino, che avanza di quattro posti in tre anni e raggiunge 28.677 euro di valore aggiunto pro-capite. Il Maceratese, si diceva, resta stazionario: non scende né sale nella graduatoria nazionale delle provincie e si assesta su 27.507 euro di valore aggiunto ai prezzi base pro-capite.
Il flop
L’unica delle marchigiane a flettere è la provincia di Fermo, che perde tre posizioni sul 2019 e anche come valore aggiunto pro-capite ottiene il risultato più basso a livello regionale: 24.118 euro. Lo studio rileva come tra il 2012 e il 2022 «alcune province abbiano performato meglio di altre.
Età media della popolazione, livello di industrializzazione, dimensioni delle imprese, vocazione all’export sembrano abbiano contribuito significativamente a fare la differenza sui territori». Numeri alla mano le province con un’età media della popolazione più bassa crescono del 20,7% contro il +18,9% di quelle più anziane. Infatti, 8 delle 10 province maggiormente cresciute fra 2012 e 2022 si collocano tra le province più giovani d’Italia.
Un segnale da cogliere per una regione in cui l’età media è tra le più alte d’Italia. Urge uno scatto in avanti per evitare di allontanarsi sempre di più dalle locomotive del Bel Paese.