Il professor Giuseppe Travaglini (università Urbino): «I voucher potrebbero essere volano di rilancio»

Il professor Giuseppe Travaglini (università Urbino): «I voucher potrebbero essere volano di rilancio»
Il professor Giuseppe Travaglini (università Urbino): «I voucher potrebbero essere volano di rilancio»
di Lucilla Niccolini
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Giovedì 1 Dicembre 2022, 05:35

Il ripristino dei voucher, o buoni lavoro, inserito nella Manovra del governo Meloni, dopo l’abolizione del 2017 col governo Gentiloni, farà molto discutere.
Professor Giuseppe Travaglini, lei che insegna Economia e politica dei mercati finanziari e dirige il Dipartimento di Economia Società Politica all’Università di Urbino, ci spiega perché quella misura fu così osteggiata?
«Era palese che, senza un adeguato controllo, i cosiddetti voucher si prestavano a essere utilizzati in maniera distorta. Favorivano quindi il lavoro non regolamentato. E questo nei fatti ha moltiplicato il precariato. Quando ci si è resi contro che non erano efficaci a contrastare la disoccupazione, ma semmai favorivano il lavoro nero, piuttosto che introdurre una regolamentazione, si è preferito abolirli, anche sotto la pressione dei sindacati».

 
E dunque, ora, ripristinarli che senso ha?
«In base alle dichiarazioni fin qui diramate, sembra che la reintroduzione di questo strumento sarà accompagnata da norme severe, da controlli e dall’introduzione di limiti massimi: tetti di ore e di cifre.
Qual è il suo parere a riguardo?
«Ci troviamo davanti a una forbice, e le condizioni per il suo funzionamento sono quelle accennate prima: se l’istituto dei buoni lavoro fosse normato con vincoli effettivi, potrebbe essere uno strumento efficace per i lavori stagionali in agricoltura, servizi alla persona e per il comparto turistico. Ma deve essere sottoposto a una verifica costante e approfondita. Già nel 2017 l’Inps ne aveva segnalato l’abuso».
Qualche dato?

«Tra 2008 e 2017, l’Inps aveva calcolato in 450 milioni la cifra di voucher erogati, enorme. Erano stati in particolare i sindacati a chiederne la regolamentazione, o l’innalzamento dell’importo orario. Fino a chiederne l’abolizione».
La senatrice Susanna Camusso era addirittura riuscita a raccogliere oltre 3 milioni di firme per un referendum abrogativo. Poi, era stato il governo a provvedere in tal senso. Crede che, in questo momento, i voucher saranno accolti più favorevolmente?
«Dubito. Contestati a suo tempo, troveranno la stessa opposizione, a meno che, ripeto, non vengano accompagnati da norme e controlli».
Ritiene che la misura, che interessa anche il comparto alberghiero della ristorazione, sarebbe per le Marche del turismo una buona cosa?
«Potrebbe essere un volano di rilancio, per la flessibilità di occupazione per sua natura stagionale: non impegna a contratti di lungo periodo».
Potrebbe interessare anche il settore agricolo?
«Nelle Marche, parlerei piuttosto del manifatturiero, piccole e medie imprese, con meno di 10 lavoratori a tempo indeterminato. E dell’edilizia».
In quest’ultimo settore, in grosso sviluppo, il rischio più serio, poi, è quello della sicurezza.
«Infatti, bisogna trovare uno strumento che assicuri occupazione e sicurezza dei lavoratori, mentre il rischio è l’incremento del precariato, con quel che ne consegue. È evidente che se si tornasse ad abusare dei buoni lavoro, si aumenterebbe il lavoro sommerso: è troppo facile pagare una parte del salario in voucher, e il resto, a integrazione, in nero».
Insomma, sarebbe ancora una volta una misura che salva la faccia ai datori di lavoro.
«Uno strumento che sostituisce altre forme di contratto a tempo determinato».
Lei avrebbe una proposta alternativa da suggerire?
«Di questi tempi, con un bilancio ridotto all’osso, è difficile fare proposte più consistenti, diverse da strumenti, come questo, di emergenza.

Il problema è più vasto, e coinvolge anche lo sviluppo delle imprese, e gli investimenti che sono disposti a fare in termini di economia del lavoro. Per dare una soluzione di svolta alla disoccupazione, serve una seria politica industriale».

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