Presidenza pentastellata, Conte sospeso. Parlamentari e consiglieri grillini delle Marche dribblano i veleni: «Il Movimento è un'araba fenice»

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 9 Febbraio 2022, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 10:13

ANCONA  - La notte dei lunghi coltelli in casa 5Stelle. Dopo gli stracci volati tra i due leader del Movimento - il capo politico Giuseppe Conte ed il ministro degli Esteri Luigi di Maio – all’indomani dell’elezione del Capo dello Stato, a movimentare ancora di più le acque è arrivata l’ordinanza del Tribunale di Napoli che, accogliendo il ricorso di alcuni attivisti, sospende l’elezione dell’ex premier a presidente pentastellato. E per evitare un’escalation, Beppe Grillo ha chiesto una sorta di silenzio stampa urbi et orbi, ma chi tra i 5 stelle nostrani si è comunque espresso, ha dato per certo il lieto fine in questa vicenda.

 
A partire dal senatore Giorgio Fede che, pur ammettendo di preferire una discussione «rivolta maggiormente all’interno, nella logica del naturale confronto democratico - oltretutto per una forza politica che vieta per statuto le correnti – ho apprezzato la scelta di Di Maio di uscire dal comitato di garanzia e la conferma data da Conte di assoluta disponibilità ad un confronto chiaro e partecipato.

Per questo mi auguro che la vicenda trovi la migliore soluzione». E ridimensiona il tutto, lamentando una disparità di trattamento tra forze politiche: «Nel momento in cui, a seguito del voto per il Presidente della Repubblica, tutte le coalizioni sono state attraversate da discussioni, alcune con effetti deflagranti, sembra che i problemi siano solo nel M5s. Noi dalla nostra nascita veniamo descritti moribondi: certamente di “mareggiate” ne abbiamo passate molte ma, forse per questo, ci siamo abituati a navigare in tempesta e supereremo anche queste “onde” polemiche».

Quanto alle carte bollate, «ritengo che la leadership di Conte si basi sulla condivisione di valori ed è da questo che era scaturito un altissimo consenso. È un legame politico e non dipende certamente da un ricorso sollevato da tre militanti su oltre 100mila iscritti». Posizione condivisa dalla deputata Patrizia Terzoni, che parla di «uno scoglio piccolino che si potrà superare. In questo momento – sposta poi il focus della discussione – sono focalizzata sui veri problemi, a partire da quelli legati al Superbonus, con gli emendamenti a cui ho lavorato in questi giorni mirati all’abrogazione dell’articolo 28 e all’eliminazione del vincolo del 30% dei lavori effettuati al 30 giugno 2022 per le abitazioni funzionalmente indipendenti». 


Per il deputato Roberto Rossini, «è uno scenario che richiede assolutamente un confronto, ma ritengo che Luigi e Giuseppe abbiano qualità importantissime e differenti, valore aggiunto per il Movimento. Non è una lotta, non è “o me o lui”, abbiamo bisogno di entrambi. Anche Grillo ha chiesto calma e ha proposto un confronto interno, che è giusto ci sia come è normale nelle forze politiche. Quindi ci siederemo al tavolo e troveremo la soluzione più adatta per il bene del M5s, ma soprattutto per il bene dei milioni di cittadini che ci hanno dato fiducia e che si aspettano da noi responsabilità e risposte ai loro problemi».

Più conciso il deputato Roberto Cataldi, che liquida il tutto con un «non conosco le carte e non ho elementi per una valutazione», aggiungendo tuttavia un distensivo «non ritengo che quanto stia accadendo possa avere ripercussioni sul territorio». In linea con le posizioni dei parlamentari anche quella della capogruppo in Consiglio regionale Marta Ruggeri, che fa notare come «il M5s abbia già attraversato momenti di grande crisi, normali all’interno di un partito tradizionale, ma quando succedono al Movimento vengono sempre enfatizzati. Tante volte è stata decretata la morte dei 5 stelle, ma poi, come l’Araba fenice, risorgiamo sempre dalle ceneri. È un momento di riflessione interna e sono sicura che verrà superato».

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