ANCONA - Il tema dell’aborto deflagra nel dibattito marchigiano. Anche ieri, la Regione ha ribadito il no alla pillola Ru486 nei consultori – come invece concesso dalle linee guida del ministero della Salute dell’agosto 2020 – ed è stata annunciata una «legge per la famiglia», con un fondo per donne «che si sentono costrette all’interruzione volontaria di gravidanza per motivi economici», fa sapere l’assessora alle Pari opportunità Giorgia Latini.
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A far particolarmente discutere, l’intervento in Aula, martedì, del capogruppo FdI Carlo Ciccioli che ha parlato del rischio di «sostituzione» etnica a causa della denatalità.
Favorevoli e contrari
Il Pd è insorto mentre le associazioni pro vita (ed il presidente del Consiglio Latini, in qualità di capogruppo Udc) hanno difeso la giunta. Ma al di là del ginepraio che si è creato, qual è la situazione nelle Marche? I dati più aggiornati sono del 2019, quando le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 1450, di cui 122 nell’ospedale di Urbino, 170 a Senigallia, 42 a Jesi, 27 a Fabriano, 105 a Civitanova, 253 a Macerata, 129 a San Benedetto, 216 ad Ascoli, 178 nella rete d’impresa dell’area vasta 2, 136 a Pesaro, 42 a Fano e 30 al Salesi di Ancona.
La puntualizzazione
Il riferimento è all’intervento in aula di Ciccioli, che ieri ha ripreso il ragionamento da dove lo aveva lasciato: «Mi ha chiamato un genitore che dovrebbe iscrivere suo figlio in una scuola media di Ancona, dove attualmente si iscrivono solo ragazzini stranieri. Fino a pochi anni fa era una scuola prevalentemente di bambini italiani – racconta in una nota –. Quel genitore vuole iscriverlo in una scuola dove i figli degli italiani siano numerosi. Cosa significa tutto questo? Che in quel quartiere nascono solo figli di stranieri e non ci sono figli di italiani. C’è stata una sostituzione. Occorre approvare immediatamente una 194 in difesa della libertà delle donne di fare figli». Intanto il gruppo Pd ha commentato: «Se però qualcosa di positivo c’è in questa giornata assolutamente da dimenticare, è il fatto che la maggioranza al governo della Regione Marche ha calato finalmente la maschera, mostrando il suo volto reazionario e misogino».