Niente pillola del giorno dopo nei consultori delle Marche: scoppia la bagarre sull'aborto

Niente pillola del giorno dopo nei consultori delle Marche: scoppia la bagarre sull'aborto
Niente pillola del giorno dopo nei consultori delle Marche: scoppia la bagarre sull'aborto
di Martina Marinangeli
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 10:01

ANCONA - Il tema dell’aborto deflagra nel dibattito marchigiano. Anche ieri, la Regione ha ribadito il no alla pillola Ru486 nei consultori – come invece concesso dalle linee guida del ministero della Salute dell’agosto 2020 – ed è stata annunciata una «legge per la famiglia», con un fondo per donne «che si sentono costrette all’interruzione volontaria di gravidanza per motivi economici», fa sapere l’assessora alle Pari opportunità Giorgia Latini.

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A far particolarmente discutere, l’intervento in Aula, martedì, del capogruppo FdI Carlo Ciccioli che ha parlato del rischio di «sostituzione» etnica a causa della denatalità. 

Favorevoli e contrari

Il Pd è insorto mentre le associazioni pro vita (ed il presidente del Consiglio Latini, in qualità di capogruppo Udc) hanno difeso la giunta. Ma al di là del ginepraio che si è creato, qual è la situazione nelle Marche? I dati più aggiornati sono del 2019, quando le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 1450, di cui 122 nell’ospedale di Urbino, 170 a Senigallia, 42 a Jesi, 27 a Fabriano, 105 a Civitanova, 253 a Macerata, 129 a San Benedetto, 216 ad Ascoli, 178 nella rete d’impresa dell’area vasta 2, 136 a Pesaro, 42 a Fano e 30 al Salesi di Ancona.

Uno dei problemi principali è quello dell’elevata percentuale di obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere, che in alcuni casi raggiunge il 100%. «Sono tantissimi, sicuramente la maggioranza» ammette l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, che ieri ha puntualizzato: «la Ru486 verrà somministrata solo nei tre ospedali abilitati, ovvero Urbino, Senigallia e San Benedetto (anche in day hospital). La Regione disattenderà invece le linee guida del ministero della Salute che prevedevano la sua somministrazione nei consultori». Poi allarga il ragionamento: «l’embrione non può essere considerato un semplice ammasso cellulare e ha una sua dignità. Non vorrei che tra qualche centinaio di anni considerassero questo periodo come quello dei romani quando gettavano le persone anziane nella rupe Tarpea». La sottosegretaria dem al Mise Alessia Morani affida a Facebook l’affondo: «La maggioranza di destra della Regione nega il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza per evitare la sostituzione etnica. A me sembrano dichiarazioni folli». 

La puntualizzazione

Il riferimento è all’intervento in aula di Ciccioli, che ieri ha ripreso il ragionamento da dove lo aveva lasciato: «Mi ha chiamato un genitore che dovrebbe iscrivere suo figlio in una scuola media di Ancona, dove attualmente si iscrivono solo ragazzini stranieri. Fino a pochi anni fa era una scuola prevalentemente di bambini italiani – racconta in una nota –. Quel genitore vuole iscriverlo in una scuola dove i figli degli italiani siano numerosi. Cosa significa tutto questo? Che in quel quartiere nascono solo figli di stranieri e non ci sono figli di italiani. C’è stata una sostituzione. Occorre approvare immediatamente una 194 in difesa della libertà delle donne di fare figli». Intanto il gruppo Pd ha commentato: «Se però qualcosa di positivo c’è in questa giornata assolutamente da dimenticare, è il fatto che la maggioranza al governo della Regione Marche ha calato finalmente la maschera, mostrando il suo volto reazionario e misogino».

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