Pesca e nautica: qui la Blue economy muove 9mila imprese

Pesca e nautica: qui la Blue economy muove 9mila imprese
Pesca e nautica: qui la Blue economy muove 9mila imprese
di Véronique Angeletti e Lorenzo Sconocchini
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Domenica 9 Luglio 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 12:11

ANCONA - Per la prima volta con il Governo Meloni abbiamo un Ministero per le politiche del mare, scelta che corrisponde, come ha spiegato il senatore Nello Musumeci che ne ricopre l’incarico, «alla comparsa di nuova coscienza marinara o di un diverso e più consapevole approccio culturale verso il mare». Un ritorno al futuro dove l’Italia riscopre la sua plurisecolare tradizione marinara e vuole fare un motore di crescita di un sistema che contribuisce all’economia del mare europea per il 13,3% e incide del 8,9 % sull’economia nazionale. Perché, se la Blue Economy produce un valore aggiunto di 52,4 miliardi, in realtà ne movimenta 90,3 Miliardi negli altri settori e quindi vale complessivamente ben 142,7 miliardi. Significa che, quando produce 1 euro, ne attiva altri 1,7 sul resto dell’economia.


Il rapporto OsservaMare


Ma questa Blue Economy, l’economia generata dal mare, quanto vale nelle Marche? Secondo l’XI Rapporto 2023 di OsservaMare, l’Osservatorio nazionale sull’economia del Mare elaborato dal Centro Studi delle Camere di Commercio su dati 2021, il contributo del suo valore aggiunto sull’economia della nostra regione è del 4,5% (siamo al nono posto nella graduatoria delle regioni) e quello degli occupati del 5% (quinto posto).

Ma è con le imprese che si misura davvero il legame delle Marche con il mare. Con il 5,4% siamo la quinta regione per incidenza percentuale di imprese dell’economia del Mare sul totale dell’economia dopo la Liguria (10,5%), la Sardegna (87,2%), la Sicilia (6%) e il Lazio (5,8%). Nelle Marche, secondo i dati della Camera di commercio aggiornati al maggio scorso, sono 956 le imprese attive nel settore della pesca e della nautica (per un totale di 5.730 addetti) concentrate soprattutto nelle province di Pesaro Urbino (354) e Ancona (264). Ma la filiera ittica e quella della cantieristica non esauriscono la Blue Economy marchigiana, che arriva a 8.717 imprese attive se si considerano anche altre attività affini, dai ristoranti di pesce alle società di ricerca, dalla movimentazione di merci e passeggeri, tipo le gite in barca, alle attività sportive e ricreative, come ad esempio il noleggio di canoe. Dati che tuttavia non danno una dimensione completa della nostra economia marinara. «Meriterebbe un’indagine empirica molto più approfondita - sottolinea il professor Valerio Temperini, docente di Marketing della Politecnica delle Marche -, esaminando anche le filiere composte da imprese che non sono situate sulla costa, ma realizzano fasi o prodotti destinati poi alle attività dirette della blue economy. Ad esempio, un’azienda che produce arredo può avere clienti nei cantieri navali.

Ci sono imprese che, pur beneficiando delle attività sviluppate lungo la costa e sul mare, non vengono rilevate perché geograficamente situate all’interno o perché afferiscono a settori Ateco».
Sul versante dell’export, la Blue economy italiana ha registrato nel 2022 una crescita del 37,4% rispetto al 2021. Il traino è la cantieristica (+40,7%) dove Ancona con 999,8 milioni risulta la quarta provincia esportatrice in valore assoluto, importo che incide del 17,7% sulle esportazioni provinciali. Mentre nella crescita dell’ittico (+ 11,2%), sempre la provincia di Ancona è sesta con 32,1 milioni. C’è poi il turismo, in gran parte alimentato nella nostra regione proprio dal mare. Difficile scorporare esattamente quante delle 10.999 imprese attive nei servizi di alloggio e ristorazione siano catalogabili alla voce turismo balneare, ma di sicuro si tratta di una voce largamente maggioritaria, in una regione che ha 180 km di costa, 26 località sull’Adriatico attrezzate per vacanze, circa 560 strutture alberghiere (su un totale regionale di quasi 900), 850 stabilimenti balneari e ben 18 Bandiere Blu.
 

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