Il virologo Menzo: «Omicron qui non si è vista ancora. Aspetto la variante a Natale, il momento peggiore. Il vaccino attuale? Non è il massimo per contrastarla»

Il virologo Menzo: «Omicron qui non si è vista ancora. Aspetto la variante a Natale, il momento peggiore. Il vaccino attuale? Non è il massimo per contrastarla»
Il virologo Menzo: «Omicron qui non si è vista ancora. Aspetto la variante a Natale, il momento peggiore. Il vaccino attuale? Non è il massimo per contrastarla»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 16 Dicembre 2021, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 08:15

Professor Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Torrette e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche, la variante Omicron sta destando non poca preoccupazione: sono stati riscontrati casi nella nostra regione?
«Al momento no».

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A parte la minore del Maceratese, il cui tampone era però stato sequenziato allo Spallanzani di Roma dopo l’atterraggio dal Sudafrica.
«In realtà, quando abbiamo analizzato il tampone c’era già pochissima carica virale, quindi non si riusciva a confermare che fosse Omicron».
Nel frattempo, cosa abbiamo capito di questa variante? 
«A breve uscirà una pubblicazione dei colleghi israeliani che hanno verificato - sia in vitro che in vivo - che purtroppo è abbastanza refrattaria alla neutralizzazione da parte degli anticorpi. Non dobbiamo nutrire grandi speranze che non si diffonderà». 
Quindi, in parte, buca lo scudo dei vaccini? 
«In parte, come facevano anche le precedenti varianti. Di sicuro, quello che c’è ora non è il vaccino ideale per la Omicron, ma nello studio israeliano di cui parlavo, viene anche evidenziato come la terza dose renda il vaccino più efficace contro questa variante. Quanto più efficace, lo capiremo, ma comunque meglio che niente».
È possibile dire se è più diffusiva della Delta? 
«È più difficile da capire. Nel contesto sudafricano è sembrata più diffusiva perché ha superato di gran lunga la Delta. Ma va anche detto che lì molte persone erano già immunizzate contro la Delta, avendola contratta. In Inghilterra sta succedendo un po’ la stessa cosa: la Omicron sta rimpiazzando la variante indiana e si sono molto allarmati per questo, ma erano mesi che stavano diffondendo nella propria popolazione la Delta, grazie a politiche un po’ scriteriate. In ogni caso, purtroppo sembra che sì, la Omicron sia più diffusiva». 
Dobbiamo aspettarci anche in Italia un sorpasso della Omicron sulla Delta? Diventerà prevalente? 
«Anche da noi aumenteranno i casi ed è probabile che diventi prevalente. Potrebbe sostituire la Delta, che a sua volta aveva sostituito, nel giro di pochi mesi, tutte le varianti rilevate in precedenza, in tutte le parti del mondo. E dalla Omicron ci possiamo aspettare che farà lo stesso».
È possibile prevedere entro quanto? 
«No, ma all’Istituto superiore di sanità hanno rilevato un aumento discreto di casi negli ultimi giorni».
Passeremo le vacanze di Natale con la Omicron, insomma? 
«Se fa come la variante inglese, arriverà nelle Marche proprio nel periodo natalizio, rendendo tutto più complicato. Tutto ciò succede sulla scia lunga del numero di contagi nelle scuole: se fosse capitato in estate, avremmo aspettato di più prima di vedere la Omicron, perché in quel periodo i nuovi casi si riducono notevolmente, mentre con le scuole aperte aumentano di molto».
Quindi siamo stati fortunati che la Delta da noi sia arrivata in estate.
«È andata benissimo. Non andrà altrettanto bene con la Omicron».
C’è anche il rischio di una nuova impennata sui ricoveri? 
«Nessuno si aspetta grandi differenze nel numero dei ricoveri, però, come sappiamo, l’aumento dei contagi alla fine condiziona anche i problemi clinici: una parte finisce inevitabilmente in ospedale. Inoltre, si è fantasticato sul fatto che Omicron fosse meno patogena, ma queste osservazioni le hanno fatte in Sudafrica, dove l’infezione si diffondeva in un contesto di persone già immunizzate contro la Delta. Da noi, lo vedremo». 
Da noi l’immunizzazione data dai vaccini sta diventando meno efficace con il passare del tempo, per coloro che non hanno fatto ancora la terza dose: rischiamo di più? 
«Da noi siamo abbastanza vaccinati, ma c’è sempre quella quota di non vaccinati che rischia l’infezione grave». 
Misure come il super green pass sono sufficienti ad arginare il contagio? 
«L’unica misura seria sarebbe chiudere le scuole, ma poi si aprirebbe una riflessione che abbiamo già sentito tante volte».
In questi giorni partono le vaccinazioni alla fascia 5-11 anni: ciò potrebbe migliorare la situazione nelle scuole? 
«Speriamo ci sia un’ampia adesione: se buona parte di questa fetta di popolazione verrà coinvolta, anche il fenomeno scuola si ridurrà».
 

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