Emendamento salva Natale, questione di ore e ci siamo. E Acquaroli insiste: «No a esodi o cenoni»

Francesco Acquaroli
Francesco Acquaroli
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Sabato 12 Dicembre 2020, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 08:46

ANCONA  - Le inevitabili differenze. Nei giorni che incrociava le dita per il ritorno delle Marche in zona gialla Francesco Acquaroli l’aveva a detto: «Chi abita nei paesini rischia di rimanere isolato per settimane. È un danno enorme, non è come nelle grandi città». La riflessione del governatore non è rimasta inascoltata. Sì, Palazzo Chigi darà la possibilità di spostarsi fra i piccoli Comuni il giorno di Natale, Santo Stefano e Capodanno.

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La modifica potrebbe essere formalizzata già nelle prossime ore.

Decisa la sostanza, tocca stabilire il metodo: una correzione in Parlamento, un nuovo provvedimento o un intervento con le cosiddette Faq, quelle indicazioni operative che servono a declinare i decreti. Nonostante la pressione di un’ipotesi di rimpasto, il premier Conte chiama tutti gli attori alla responsabilità sulle deroghe agli spostamenti. «Decida il Parlamento», sentenzia da Bruxelles. Ma piazza un paletto: che sia un raggio chilometrico contenuto. Cautela, innanzitutto. 


L’apertura arriva a due giorni dalla telefonata di Acquaroli a Roberto Speranza per sollecitare il governo ad ammorbidire quei divieti. «Al ministro della Salute ho espresso la mia richiesta che è stata generata dalle chiamate di molti cittadini. Questo, tuttavia, non significa sollecitare gli esodi o i cenoni. Tutto va fatto sempre e comunque nel rispetto delle regole». Insiste su un punto: «Non vanno alimentate disuguaglianze in territori già molto penalizzati». Il suo cuore batte per l’entroterra, il suo sguardo si concentra sul post dell’ex sindaco di Sarnano accompagnato dall’immagine di San Ginesio e Sant’Angelo in Pontano divisi solo da una strada. «No, le disuguaglianze non devono passare. Se arriverà la modifica sarà soddisfatto perché verrà cancellata un’ingiustizia». 


Un sì alle deroghe che accoglie le richieste, oltre che di Acquaroli, anche di numerosi sindaci, dell’Unione delle Province e di alcuni parlamentari dopo l’approvazione dei provvedimenti entrati in vigore il 4 dicembre. Con Matteo Ricci che non ammette distrazioni. «Il timore è quello di uno sbraco generale che non ci può essere, perché abbiamo visto che il Covid non guarda in faccia nulla, non guarda in faccia le festività, il Natale, la nostra voglia di stare insieme». Il sindaco di Pesaro e presidente di Ali-Autonomie Locali Italiane converge sullo stesso principio che alimenta le convinzioni del governatore: «Non bisogna creare discriminazioni tra anziani che vivono in grandi città e anziani che vivono in piccoli centri». Concilia: «In generale condivido la rigidità del Dpcm. Ma permettere magari il giorno di Natale o il primo dell’anno dei momenti per stare insieme tra familiari stretti, con i propri genitori, i propri nonni mi sembra una mediazione di buon senso che il governo dovrebbe fare». 


Ma resta alto un muro. Il ministro Speranza che non indietreggia d’un passo: «Avevo proposto di fare zona rossa tutta Italia in quei tre giorni di festa. Non cambio idea. La penso come Merkel». Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie infettive Spallanzani e componente del Cts, cerca la terza via: «Abbiamo quasi il doppio dei morti della Germania non possiamo permetterci il liberi tutti. Il governo , dovrà trovare un modo per contingentare i movimenti». Sempre questione di responsabilità. 

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