L’astronave di Bertolaso costata 8 milioni di euro: ha ospitato 740 pazienti in 8 mesi di attività

L’astronave di Bertolaso costata 8 milioni di euro: ha ospitato 740 pazienti in 8 mesi di attività
L’astronave di Bertolaso costata 8 milioni di euro: ha ospitato 740 pazienti in 8 mesi di attività
di Martina Marinangeli
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Domenica 4 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:04

ANCONA Il giorno più buio fu il 31 marzo 2020. A fissare la data infausta sul calendario era stato l’allora governatore Luca Ceriscioli, che a posteriori individuò quel momento come il più critico nella sua gestione dell’emergenza pandemica, una delle migliori in Italia. Nelle Terapie intensive degli ospedali marchigiani erano ricoverati 169 pazienti: ne bastavano appena due in più e per il secondo sarebbe scattata la procedura della Protezione civile per il ricovero in un’altra regione o addirittura all’estero.

Le Rianimazioni stavano scoppiando, il Covid ancora sconosciuto e altamente letale aveva travolto le Marche con particolare virulenza. Di fronte ad una situazione del genere, a Ceriscioli venne l’idea di mutuare l’esempio lombardo - epicentro dell’emergenza - e far realizzare una struttura temporanea ad hoc per i pazienti Covid. Èil 22 marzo 2020 quando alza la cornetta e chiama l’ex capo della Protezione civile nazionale Guido Bertolaso, che già si stava occupando di un progetto simile a Milano.

Le tappe

Dopo due giri a vuoto - la nave attraccata al porto di Ancona e l’ex Genny sempre nel capoluogo dorico - la scelta del luogo in cui realizzare il Covid Hospital cade sull’ex Fiera di Civitanova. Parte la gara di solidarietà per coprire le spese - che infatti saranno quasi interamente a carico di privati messi in rete dall’avvocato Paolo Tanoni - e l’Ordine di Malta si mette all’opera per tradurre la teoria nella pratica. Nella relazione del Cisom si legge che le donazioni raccolte sono state pari a 8.054.309 euro; i costi di realizzazione: 8.084.805 euro. In meno di un mese la struttura è pronta: «l’astronave», come la definisce Bertolaso, ha 84 posti letto totali, di cui 42 in terapia intensiva e 42 in semi-intensiva. Ma non saranno mai tutti operativi perché a mancare è il personale sanitario per farli funzionare.

Il 28 maggio 2020 apre i battenti, ma ormai la curva del contagio e dei ricoveri è in netta discesa, tanto che il 5 giugno successivo chiude. Parte la polemica contro Ceriscioli per la decisione di realizzare il Covid Hospital anziché potenziare i nosocomi esistenti e la campagna elettorale che nel settembre 2020 porterà alla storica vittoria del centrodestra in Regione cavalcherà anche questo aspetto. Poi però, con l’arrivo dell’autunno, il virus torna a contagiare e a mietere vittime. Ci si accorge che realizzare posti letto ex novo nelle Terapie intensive che scoppiano di pazienti non è né semplice né rapido, e così anche il centrodestra, che tanto l’aveva criticata, ricorre all’astronave, che riapre i battenti il 26 ottobre, per poi far scorrere definitivamente i titoli di coda il 30 giugno 2021.

I numeri

Negli 8 mesi di attività ha ospitato 740 pazienti Covid, di cui 200 in Terapia intensiva e 540 in semi-intensiva, contribuendo in maniera sostanziale alla gestione dell’emergenza. Poi grazie ai vaccini e agli oltre 160 posti letto di Terapia intensiva aggiuntivi realizzati dalla Regione in questi anni, non è stato più necessario utilizzarlo. Da allora è rimasto inutilizzato custode di macchinari da trasferire in altri ospedali, ma in parte ancora parcheggiati lì. Una parabola ingloriosa che oggi ha reso il Covid Hospital una cattedrale nel deserto.

Il triste finale

E se per realizzarla sono stati utilizzati solo fondi privati, i costi di mantenimento sono tutti a carico del pubblico, che ancora sta pagando caro un immobile in disuso, che non può neanche tornare ad essere casa delle fiere. Un destino ridicolo, avrebbe detto De André.