L’ex governatore delle Marche Spacca: «Un errore polverizzare le risorse. Progetti macro o restiamo indietro»

L’ex governatore delle Marche Spacca: «Un errore polverizzare le risorse. Progetti macro o restiamo indietro»
L’ex governatore delle Marche Spacca: «Un errore polverizzare le risorse. Progetti macro o restiamo indietro»
di Véronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Giugno 2023, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 11:25

Gian Mario Spacca, ex governatore e vicepresidente della Fondazione Merloni nonché coordinatore di Hamu, il nuovo hub per l’analisi e la soluzione di problemi complessi in campo economico e sociale nell’area di Abruzzo, Marche e Umbria, tre regioni in transizione quanto e perché i fondi strutturali sono rilevanti?
«Sono fondamentali perché hanno permesso di realizzare delle iniziative importanti in ogni settore.Basta citare centri di trasferimento tecnologico per le imprese come Meccano; istituzioni finanziarie come Marche Capital; opere pubbliche come la Rotonda di Senigallia; sostegno ad iniziative e centri di formazione ed imprese con particolare attenzione all’agricoltura, al turismo, allo sviluppo tecnologico e all’internazionalizzazione delle micro e piccole attività; sostegno a servizi ricreativi o sociali. Ma si possono certamente migliorare le performance facendo tesoro di manchevolezze».


Manchevolezze, sì. Perché quelle risorse europee arrivate nelle Marche non si sono tradotte nello sviluppo economico auspicato: quali sono stati gli errori da non ripetere?
«La complessità delle procedure.

Seppure sia un obiettivo prioritario delle ultime amministrazioni, la semplificazione ancora non è stata raggiunta in modo concreto e significativo. Poi, gli interventi troppo frammentati, la polverizzazione delle risorse, o ancora l’indisponibilità degli attori economici sociali, ma anche istituzionali e culturali, a mettersi insieme per avviare progetti integrati dimensionalmente significativi. È su questo piano che si registra il maggior ritardo della nostra regione a confronto con quelle più virtuose».

Errori solo nel metodo?
«Non soltanto. Pesa la non definizione di focus strategici da parte dei policy maker su cui far convergere le risorse. Le Marche, regione prevalentemente manifatturiera, dovrebbero avere un focus molto forte su una strategia di internazionalizzazione. Essendo poi una delle comunità regionali più anziane, un altro focus deve riguardare le iniziative di longevità attiva, servizi ai territori con la telemedicina. E ancora: è essenziale il sostegno all’innovazione, al connubio tra ricerca e tutte le attività». 

Come potrebbero i fondi UE aiutare le Marche ad uscire dalle regioni in transizione?
«Semplificando le procedure, stimolando la collaborazione tra operatori su progetti dimensionalmente significativi; definendo sostegni meno polverizzati e più concentrati su iniziative capaci di effetto leva, coerenti con gli obiettivi che il governo regionale si propone per tornare ad avere un Pil superiore al 95% della media europea e quindi rientrare nelle aree più propulsive della crescita Ue».

© RIPRODUZIONE RISERVATA