Il virologo Menzo: «Il vaccino ai giovani funziona. Le discoteche? Non mi preoccupano»

Il virologo Menzo: «Il vaccino ai giovani funziona. Le discoteche? Non mi preoccupano»
Il virologo Menzo: «Il vaccino ai giovani funziona. Le discoteche? Non mi preoccupano»
di Martina Marinangeli
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Sabato 9 Ottobre 2021, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Professor Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Torrette e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche, al momento il quadro del contagio appare sotto controllo: si rischia qualcosa con la nuove misure adottate dal governo sulla capienza di palazzetti, luoghi della cultura e discoteche

«Sono aspetti secondari rispetto alle scuole o a luoghi di lavoro, dove si frequentano molte più persone.

Non lo vedo come un problema grave».

Neanche il fatto che si possa stare in pista in discoteca senza mascherina? 
«Mi aspetto che riguardi un numero di persone molto limitato. Di per sé, questa misura rappresenta un rischio per le persone che frequentano le discoteche, ma rispetto alla popolazione generale, riguarda un numero marginale. Se si fa un confronto con la quantità di soggetti che vanno ogni giorno a scuola, c’è una differenza abissale».

Parlando di scuola, al momento la riapertura non si è tradotta in un aumento dei contagi.
«È vero, si poteva pensare che già una ripresa potesse esserci. Invece per il momento non c’è stata».

Ma una ripresa dobbiamo comunque aspettarcela? 
«Adesso abbiamo smesso di decrescere ed è possibile che da qui si parta per una piccola ripresina».

Cosa ha permesso di tenere sotto controllo i contagi nelle scuole? 
«Di sicuro hanno inciso la vaccinazione dei ragazzi, che è avvenuta a ridosso dell’inizio della scuola o subito dopo, e questo è importante perché le persone appena vaccinate sono molto più protette di quelle che hanno ricevuto la profilassi da più tempo».

Questo ha prevenuto un’impennata come quella registrata nell’ottobre 2020? 
«Quella situazione non era possibile che si ripetesse. Quello che potevamo aspettarci – e forse ci sarà lo stesso, anche se un po’ in ritardo – era una “ripresina” dei contagi, quindi un fenomeno limitato e non accompagnato da problemi clinici particolarmente rilevanti. E ribadiamolo: questo grazie ai vaccini».

Ciò significa che quest’inverno potremo risparmiarci le zone rosse?
«Le chiusure ormai non le avremo più, questo è sicuro. Qualsiasi cosa succeda - e non credo succederà molto –, andremo incontro a delle piccole restrizioni, come si è visto in Sicilia, blande e mirate. Focolai intensi non dovrebbero esserci».

A livello di ricoveri, non torneremo ad avere reparti al collasso, insomma.
«Assolutamente no».

Al momento, la maggior parte dei ricoveri riguarda pazienti non vaccinati.
«Per le fasce d’età più giovani è sicuramente così. Per gli over 70 e, ancora di più, per gli over 80, i pochi ricoveri che si registrano, riguardano anche vaccinati».

Può dipendere dal fatto che ormai sono passati diversi mesi dalla loro vaccinazione ed il farmaco inizia ad essere meno efficace? 
«Esatto, è così. Per questo si sta parlando di terza dose: meno se ne parla, prima si fa e meglio è per tutti. Abbiamo studiato questo aspetto con un lavoro specifico in vitro e, sicuramente, la terza dose migliora qualitativamente la risposta anche contro varianti».

La terza dose dovrebbe essere somministrata a tutti? 
«A tutti, bisogna ripetere il processo su tutta la platea vaccinabile».

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