ANCONA - A Pesaro, la misura è già in vigore dal 27 novembre. Ad Ancona, è stata annunciata dalla sindaca Valeria Mancinelli ed arriverà a breve. È l’ordinanza sull’uso delle mascherine anti-Covid anche all’aperto. Un provvedimento che scatta automaticamente quando si scivola in zona gialla, ma nelle Marche ancora bianche si inizia comunque a discuterne data la fase di espansione del contagio e la concomitanza con il periodo festivo, che farà riversare molte persone soprattutto nei centri delle città, generando un alto rischio assembramento.
La decisione
La posizione della Regione, tuttavia, non si accoda alla fuga in avanti dei primi cittadini. «Alcuni giorni fa avevamo preso in esame questa ipotesi – ricorda l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini –, ma per il momento non pensiamo di adottare tale provvedimento. I medici dicono che all’aperto non ci sono gli stessi problemi presenti negli ambienti al chiuso, e la mascherina serve solo in caso di assembramento, di sovraffollamento. Queste ordinanze, inoltre, come l’obbligo vaccinale ed il green pass, hanno motivo di esistere se ci sono controlli e sanzioni, altrimenti sono poco utili».
In prima linea
Passando dal fronte del contenimento del contagio a quello della cura della malattia, Saltamartini annuncia inoltre che, «come Regione, abbiamo già attivato un percorso di sollecitazione per l’acquisizione delle pillole anti-Covid e, appena saranno disponibili, le prenderemo subito, come abbiamo fatto con gli anticorpi monoclonali.
Cosa sono
I farmaci antivirali contro il Covid «al momento non sono ancora disponibili, ma lo saranno tra non molto tempo», ha confermato Patrizia Popoli, presidente della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e responsabile presso l’Iss (Istituto Superiore di Sanità) del centro nazionale per la ricerca e la valutazione dei farmaci. Parlando in particolare dei farmaci molnupiravir e paxlovid, Popoli ha spiegato che «si tratta di due antivirali, di molecole che servono a combattere il virus, quindi devono essere somministrati nelle fasi iniziali della malattia, quando c’è ancora il virus in giro. Parliamo dunque di soggetti che sono in una fase iniziale dell’infezione, stanno ancora bene, ma ci sono dei fattori di rischio che li espongono alla possibilità di sviluppare la malattia grave, ad esempio pazienti diabetici, o con patologie cardiache». In questi casi, ha precisato l’esperta, può essere opportuno somministrare questi farmaci. Con una terapia di durata breve, 5 giorni, «si può ottenere una riduzione importante del rischio di essere ricoverati in ospedale e del rischio di morire. Quindi questi farmaci rappresentano sicuramente un’arma promettente».
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