Il dottor Tempesta, primario di Rianimazione Marche Nord: «Ricoveri in crescita, ma non è come la prima ondata»

Il dottor Tempesta, primario di Rianimazione Marche Nord: «Ricoveri in crescita, ma non è come la prima ondata»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 09:15

Dottor Michele Tempesta, primario del servizio di Anestesia e Rianimazione a Marche Nord, gli ospedali del Pesarese sono di nuovo sotto pressione a causa del Covid: com’è la situazione nel reparto che dirige? 


«Ad oggi, abbiamo 25 ricoverati in terapia intensiva, con un picco 28 nei giorni scorsi. Ma i ricoveri stanno crescendo in generale. Dopo la tregua estiva, siamo partiti da ottobre con parecchi pazienti che provenivano dal sud delle Marche, Fermo e Macerata in particolare. Per tanto tempo siamo rimasti sui 14-15 ricoveri, mentre ora siamo arrivati a 25 e sono tutti della provincia di Pesaro».

 
Come mai, secondo lei, Pesaro è di nuovo nell’occhio del ciclone Covid come fu durante la prima ondata?
«Ammetto che non ne ho idea. Nella prima ondata, abbiamo cercato la ragione nelle Final Eight di basket, ora davvero non saprei. E poi consideri che, di 25 ricoveri in terapia intensiva, 24 sono intubati».
L’impatto della seconda ondata sugli ospedali è paragonabile a quello della prima? 
«Il picco della prima ondata non è più stato raggiunto. Abbiamo avuto delle settimane terrificanti davvero. Però anche la seconda ondata ha comportato molti ricoveri: è così da ottobre e probabilmente andremo avanti fino a maggio. È lunga. Ora abbiamo 25 ricoverati in terapia intensiva: se arriva la famosa terza ondata a quanti arriviamo?».


Il sistema reggerà l’eventuale terza ondata? 
«Il sistema regge. Deve reggere per forza e reggerà». 


Cos’è cambiato, in termini di severità della malattia e di gestione dell’emergenza, tra la prima e seconda ondata?
«Nella prima ondata il virus era sconosciuto mentre ora lo conosciamo bene, quindi in termini di gestione siamo più preparati a trattare queste polmoniti. Ci siamo formati sul campo. La malattia in sé, invece, è identica alla prima ondata».


Una risposta più pronta sul territorio non dovrebbe anche attenuare la severità della malattia? 
«Sì, la differenza per non far arrivare i pazienti in ospedale si fa sul territorio».


Marche Nord è stata la prima delle aziende ospedaliere regionali a muoversi per creare nuovi letti di terapia intensiva come previsto dal Dl 34: a che punto siete?
« 24 letti sono già stati attivati ed altri 17 lo saranno tra una settimana circa.

Fino ad ora siamo riusciti a fare chirurgia e rianimazione Covid grazie a questi posti aggiuntivi, altrimenti non sarebbero stati sufficienti. Questi letti in più ci hanno permesso di tenere sempre aperte tutte le sale operatorie, quindi anche pazienti con altre patologie sono stati trattati. Senza, avremmo dovuto chiudere tutto e rendere l’ospedale interamente Covid come nella prima ondata».


Se i ricoveri procedono a questi ritmi, quanto è alto il rischio che si torni a quella situazione? 
«Vediamo. Siamo in grado di accettarne parecchi di pazienti Covid ora, ma con questo virus, quando si pensa male ci si azzecca sempre».


L’ospedale di Urbino, da piano pandemico, avrebbe dovuto rimanere Covid free, ma è stato comunque toccato dal virus, con diversi pazienti al pronto soccorso: era evitabile? 
«È estremamente difficile, per le strutture sanitarie, rimanere Covid free. Intanto perché ci sono i pazienti grigi (cioè quelli che non hanno ancora fatto il tampone): benché vengono trattati come se fossero positivi, è difficilissimo mantenere percorsi rigidi. Poi c’è una certa percentuale di tamponi magari fatta troppo presto, o che ha dato falsi negativi».


Il personale ospedaliero è sotto pressione da un anno: come riuscite a reggere questi ritmi?
«Questo è il nostro lavoro. Però sì, tolta la parentesi estiva, durante la quale i reparti si sono svuotati, sono mesi che il personale ospedaliero è sotto pressione». 

Per quanto concerne la campagna vaccinale anti-Covid, come è stato il grado di adesione del personale ospedaliero di Marche Nord? 
«Hanno aderito quasi tutti: le percentuali dei non vaccinati sono bassissime. Per quanto riguarda il reparto che dirigo, gli anestesisti si sono sottoposti tutti alla profilassi. Come si fa a fare il medico ed a non vaccinarsi?».

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