Mascherine a 50 centesimi. I farmacisti: «Trattati come i fornai dei Promessi Sposi»

Mascherine, prezzo fissato a 50 centesimi
Mascherine, prezzo fissato a 50 centesimi
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Martedì 28 Aprile 2020, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 21:42

ANCONA  - «Mascherine vendute a mezzo euro? Speriamo di non fare la fine dei fornai nei Promessi Sposi, mi sembra che Manzoni se lo ricordino in pochi». Il dottor Piero Calcatelli, davanti al prezzo calmierato annunciato per le mascherine chirurgiche dal premier Conte in diretta tv, evoca l’assalto al forno delle grucce del novembre 1628, quando in una Milano impoverita dalla carestia il gran cancelliere Ferrer fissò la meta del pane a un prezzo di molto inferiore a quello che i fornai pagavano solo per acquistare il grano. «Noi non arriviamo certo a minacciare di bruciare le pale come i fornai del Manzoni - assicura il farmacista jesino, presidente dell’Ordine provinciale di Ancona - ma il prezzo di 0,50 euro annunciato da Conte per una mascherina chirurgica è meno della metà di quello che attualmente paghiamo noi farmacisti. Ho qui le fatture d’acquisto: un euro più Iva, che fanno 1,22 euro. Noi e molte altre farmacie la rivendiamo a 1,50, con un ricarico davvero minimo». 

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Adesso invece, con un’ordinanza firmata dal commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus Arcuri, il prezzo all’acquirente finale in tutt’Italia non dovrà superare i 50 centesimi per non pesare troppo sulle famiglie, visto che le mascherine dal 4 maggio saranno richieste per andare a fare la spesa o anche incontrarsi con i parenti. Che sia un valore attualmente fuori mercato, lo si intuisce anche dalla procedura negoziata che la Regione Marche ha avviato tre giorni fa per rifornirsi di dispositivi di protezione individuale (mascherine protettori filtranti, camici, occhiali e altro) per ospedali e altre strutture sanitarie, per un valore di oltre 12 milioni. Nel lotto 3, relativo alla fornitura di un milione di mascherine chirurgiche, il valore unitario indicato come base d’asta, al netto dell’Iva, era di 80 centesimi, per una spesa massima prevista di 800 mila euro. Ieri la Regione Marche è corsa ai ripari, specificando - nella risposta a una richiesta di chiarimenti di un operatore interessato - che le offerte al ribasso per il lotto delle mascherine chirurgiche «dovranno tenere conto di quanto previsto nell’ordinanza del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri». Dunque il prezzo non potrà superare i 50 centesimi, un tetto che però, temono a palazzo Raffaello, potrebbe scoraggiare i fornitori perché il mercato attualmente viaggia su valori superiori. Si vedrà domani alle ore 17, quando scade il termine per presentare le offerte.

E se lo scarto è difficile da colmare per forniture da un milione di pezzi, figurarsi per le farmacie che ne trattano 1.000-2.000. «Venga Conte a dirci dove rifornirci di mascherine chirurgiche a quei prezzi - è la provocazione di Calcatelli - e io sono ben contento di venderle a 50 centesimi. E poi non si sa da quando sarà in vigore il prezzo calmierato, se dal 4 maggio o da prima. Intanto già questa mattina i primi clienti hanno avuto da ridire sul nostro prezzo, perché erano convinti che costassero già 50 centesimi. Ci mancherebbe che passassimo per quelli che speculano. Per evitare equivoci abbiamo venduto soprattutto mascherine di altro tipo, riutilizzabili». Il timore è quello di una speculazione al contrario. «In farmacia ne abbiamo una scorta di un migliaio comperate a 1,22 euro con l’Iva - spiega il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Ancona - e so di colleghi che hanno fatto rifornimenti anche doppi o tripli. Adesso dovremmo venderle sotto costo?». Timore a quanto pare scongiurato, visto che il commissario Arcuri ha firmato un accord con l’Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm per garantire un ristoro alle farmacie che hanno acquistato mascherine ad un prezzo superiore ai 50 centesimi.

Il problema dei prezzi di mercato però resta. «Prima una mascherina chirurgica potevamo venderle a 60 centesimi - ricorda Calcatelli - ora non è più così, Conte dovrebbe tenerne conto invece di proporre prezzi calmierati che fanno fare bella figura in tv, ma sono impraticabili.

La soluzione? L’aveva suggerita la Federazione degli Ordini dei farmacisti, proponendosi come distributore finale di mascherine acquistate e fornite dalla Protezione Civile, spuntando prezzi migliori»

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